In campo è stato un monumento, un giocatore di gran classe, un leader, un capitano. Ha sfidato Pelè e Garrincha con la piccola Svezia, ha portato il Milan a vette altissime. La leggenda vuole che tutto il Meazza si sia alzato in piedi per tributargli un lungo applauso. Il motivo? Aveva appena sbagliato un passaggio dopo partite e partite di beffarda infallibilità.
Quello in scarpini è un ricordo in bianco e nero. Nils Liedholm per molti è quel signore distinto, educato, riflessivo, intelligentissimo e sagace che ha costruito una Roma perfetta e ha gettato le basi per il Milan imbattibile dell’era Berlusconi. Per vincere nella capitale, che calcisticamente è da sempre un enigma irrisolvibile, bisogna essere acqua sul fuoco, balsamo per ferite, silenzio nella burrasca.
Lui lo è stato. Ha conquistato il cuore degli italiani così distanti da lui per cultura e abitudini e dall’Italia è stato colpito in pieno. Quando partì dalla sua Svezia disse al padre, Erik, «torno presto». Un anno, forse due. È rimasto in Italia fino alla fine del suo tempo.
Un uomo ricco di storie da raccontare e aneddoti di chi lo ha conosciuto e vissuto da vicino. Manuel Fondato, già autore di un libro su Dino Viola, tratteggia con passione e curiosità le mille sfaccettature di quello che è stato uno dei più grandi allenatori del calcio italiano del dopoguerra.
Per farlo si è affidato ad un’accurata ricerca storica e alle parole di chi è cresciuto col “barone” (così chiamato perché sposato a una nobildonna piemontese), sia calcisticamente che umanamente. In Nils Liedholm – Un anno, massimo due e torno trovano spazio le interviste al figlio Carlo, a Giancarlo Antognoni, a Giuseppe Giannini, a Sebino Nela e a Pierpaolo Virdis. Una lettura consigliata a tutti quelli che amano il calcio, la Roma, il Milan e quel periodo irripetibile tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso.