Marco Carniti: “Strehler mi ha insegnato ad amare il teatro”

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«Chi può il più, può il meno …»: in questa frase il drammaturgo francese Jean-Luc Lagarce racchiude la lotta alla sopravvivenza per l’attore che, messo di fronte a nuove difficoltà, rinuncia anche all’indispensabile pur di salire sul palcoscenico. Music-Hall diretto da Marco Carniti è in scena fino a domenica al Teatro Brancaccio di Roma. Protagonista l’attrice Sandra Collodel, accompagnata da due giovani interpreti: Sebastian Gimelli Morosini e Dario Guidi. Lagarce, tra i più apprezzati autori contemporanei, ha raggiunto un grande successo internazionale con il film di Xavier Dolan È solo la fine del mondo – tratto dal suo testo teatrale Giusto la fine del mondo – premiato al Festival di Cannes nel 2016.
«Lagarce è l’autore delle parole non dette e del vuoto di fronte alle aspettative della vita. Music-Hall racconta della vita di giro di una precaria compagnia teatrale composta da un’unica attrice con i suoi due boys che nel loro girovagare incerto perdono pezzi, sicurezze, senso e identità ma continuano ad andare in scena perché il teatro è per sempre», sottolinea Carniti.

Il testo parla di un argomento drammaticamente contemporaneo: la precarietà del mondo dello spettacolo e il desiderio persistente dell’artista nel recitare lo stesso. Il ritorno all’essenzialità potrebbe dare una forza nuova al teatro contemporaneo. In questo senso, il regista ricorre a una scenografia minimalista: solo un palcoscenico vuoto dominato da un groviglio di luci a simboleggiare un sipario immaginario. Uno spazio di luce che colloca l’attore in una dimensione di precarietà, nel rischio constante di essere divorato dal buio, dall’oblio.

Un amore per il teatro, quello di Carniti, nato da bambino quando andando a teatro con i genitori vide «il Giardino dei ciliegi di Strehler proprio nel momento in cui la mia famiglia viveva un dramma molto simile. Capii il potere di comunicazione del teatro e di come agiva dentro di me». “Da grande”, ha poi avuto la fortuna di essere assistente alla regia di molti spettacoli di Strehler, un Maestro prodigo di insegnamenti: «a parte l’educazione all’arte e al palcoscenico quello che mi ha insegnato è l’importanza di trovare il nodo poetico dell’opera teatrale. E rappresentarlo. L’idea di un “teatro umano” e di poesia. Un’idea di teatro che parli a tutti. La poesia offre la possibilità di ricostruire una nuova chiave di valori».

Carniti si definisce un regista che ama gli attori e che presta particolare attenzione al momento della scelta degli interpreti. «In teatro l’attore si trasforma, tanto da essere totalmente altro da quello che è nella vita. Ecco perché per scegliere o affidare una parte in teatro è bene conoscersi il più a fondo possibile. Oltre a capire che possibilità ha quell’attore di inserirsi all’interno di una comunità di persone che vivranno insieme. E non sono loro a scegliersi. Ma sei tu a decidere. Lo spirito che si crea nella compagnia è la vera forza del teatro. Quindi la scelta dell’attore dipende anche dalla sua capacità di rapportarsi con il mondo che lo circonda».

Music-Hall rappresenta, senza alcun dubbio, un atto di grande amore nei confronti dell’attore e del teatro. Uno spettacolo metateatrale che riesce a oltrepassare il proscenio e a colpire non solo gli addetti ai lavori, ma tutti gli spettatori.