La nostra tradizione si chiama “Festa dei Morti”, non Halloween

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emanuele beluffi ilgiornaleoff

sicilia, festa dei morti, ilgiornaleoff, emanuele beluffiPasseggiando per le strade di Palermo si è colpiti dall’antitetico accostamento, nelle vetrine delle pasticcerie, tra la coloratissima frutta di Martorana e le riproduzioni delle zucche di Halloween che, ammiccanti, cercano di sedurre gli ignari infanti. E’ proprio una bella lotta!

La festa dei morti, tra le ricorrenze della tradizione siciliana, è una tra le più difficili da sopprimere, anche per la dilagante e prepotente Halloween, tradizionale festa di origine celtica che, nel nostro Paese, da qualche anno, coinvolge i bambini, sempre più omologati, non per loro scelta, a una cultura dettata dal consumismo e da mass media.

Le origini della festa dei morti risalgono all’anno 835, quando papa Gregorio II, visto che la chiesa cattolica non riusciva a sradicare gli antichi culti pagani legati alla tradizione celtica (il cui calendario indicava nel 31 ottobre l’ultimo giorno dell’anno), spostò la festa di “Tutti i Santi” dal 13 maggio al primo novembre con la speranza di riuscire, così, a dare un nuovo significato ai riti profani.

Secondo l’anno druidico, il 1 novembre era il Samhain, letteralmente “tutte le anime”, fine dell’anno pastorale e primo giorno d’inverno, in cui la notte era più lunga del giorno. Questa particolarità permetteva al principe delle tenebre di chiamare a sé tutti gli spiriti e poter passare da un mondo all’altro. L’intento del papa era di sradicare questo mito, ma non vi riuscì. La chiesa aggiunse quindi, nel X secolo, la “Festa dei Morti” il 2 novembre, in memoria delle anime degli scomparsi. I festeggiamenti avvenivano tramite offerta di cibo, mascheramenti e falò: le usanze profane erano così giustificate.

I morti, secondo la tradizione, erano soliti ringraziare lasciando balocchi e dolci per i bimbi presenti in casa. I doni venivano lasciati dentro le scarpe o nei cesti preparati la sera prima e riposti ai piedi del letto o davanti le finestre, dopo la recita di una litania: “Armi santi, armi santi iu sugnu uno e vuatri siti tanti: mentri sugnu ‘ntra stu munnu di guai, cosi di morti mittiminni assai” (“anime sante, io sono uno e voi siete tante, mentre io sono in questo mondo di guai, regali portatemene tanti”).

sicilia, festa dei morti, ilgiornaleoff, emanuele beluffiNella cultura isolana,  in questo giorno,  la linea di confine che separa il mondo dei vivi da quello dei morti si annulla e permette alle anime dei defunti di entrare in contatto con i propri cari, portando con sé dolci e regali, a testimonianza della loro presenza e del loro vegliare sulla famiglia. Usanza che dà la dimensione di quanto il popolo siciliano consideri la morte come semplice trasformazione, come di una “eternità” benigna che supera la paura dell’eterno abbandono; diversamente dal valore terrifico e maligno che, al contrario, Halloween restituisce alla Morte.

La festa dei morti” è la prima festa che i bambini aspettano con impazienza e anche con un certo timore, timore perché i genitori raccontano che,proprio nella notte tra il 1° e il 2 Novembre, i morti si risvegliano dal loro sonno eterno e vanno in giro per recare regali e dolciumi ai bimbi che durante l’anno si siano comportati bene; quindi si raccomanda ai piccoli di andare a dormire e di non svegliarsi perché “i morti potrebbero grattugiare i piedi”. Appena svegli, i bambini possono cominciare la ricerca dei loro doni, nascosti negli angoli più reconditi della casa e, una volta trovati,  cominciare a rimpinzarsi delle leccornie del “cannistru”(cesto) colmo di  arance, fichi secchi, mandorle, noci, castagne, datteri,  dolciumi come le “crozze ri morti”(ossa di morto) e pupi di zucchero chiamate “pupaccene” (pupi a cena).

La leggenda narra di un nobile arabo caduto in miseria, che offrì ai suoi ospiti questi dolci antropomorfi per sopperire alla mancanza di cibo prelibato. Ma il loro significato affonda le radici in antichi culti pagani: essi rappresentavano un’offerta simbolica alle anime dei defunti in maniera che, cibandosi di essi, fosse come cibarsi dei trapassati stessi.

sicilia, festa dei morti, ilgiornaleoff, emanuele beluffiI personaggi raffigurati sono tanti, dai paladini della “Chanson de Roland” alle dame del settecento. Altro dolce che colora e inorgoglisce le vetrine delle pasticcerie dell’isola è la frutta di Martorana, vere opere d’arte di pasta di mandorla, detta anche pasta reale: la sublime lavorazione della frutta di Martorana nasce presso il Monastero delle monache benedettine a cui era affidata la chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, a Palermo, patrimonio UNESCO del neo proclamato itinerario Arabo-Normanno. Era noto che le pie monache del monastero, fondato da Eloisa e Goffredo Martorana, confezionavano frutta di pasta reale: la tradizione narra che per una circostanza imprecisata, le monache abbiano realizzato frutta di diverse qualità e che l’abbiano appesa sugli alberi di un piccolo chiostro del loro monastero, per rendere omaggio al Vescovo  venuto in visita.

Quest’anno, per la quarta volta, torna a Palermo la “Notte di Zucchero”, manifestazione ideata da Giusi Cataldo e patrocinata dal Comune di Palermo: l’evento punta a consolidare una tradizione come quella della Festa dei Morti a dispetto dell’incalzare di usi e costumi che non appartengono alle nostre radici.

Tante le attività, tutte a ingresso gratuito, nel centro storico della città, molti laboratori con attività legate alla tradizione, dove i più piccoli possono divertirsi imparando a fare pupi di zucchero, ascoltare canti popolari, cori di musica classica o favole, assistere al teatrino dei pupi o essere truccati come dei pupetti di zucchero.

 

3 Commenti

  1. la festa di Hallowen e” una festa arrivata qui in Italia…”per fare cassa”……………come San Valentino e” la festa dei ..fioristi

  2. Non è che una festa escluda l’altra. Halloween è più colorita, piace ai bambini ed è per questo, che sta, sotto certi aspetti, prendendo il sopravvento rispetto alla tristissima Festa dei Morti. Il mondo è cosmopolita e, per le stesse ragioni per cui si “dovrebbe” eliminare Halloween, si dovrebbero eliminare anche Papà Natale e la festa della Befana (Epifania) le cui esistenze non hanno mai infirmato il Natale (in quanto festività e ricorrenza) ne l’evento dell’arrivo dei Re Magi con i doni. La Befana è rappresentata da una vecchia un po’ spaventosa e bitorzoluta (non dai Tre Re Magi!) è Papà Natale (Santa Claus) è un derivato del Vescovo nordico San Nicola (San Nicholaus) che aveva, sicuramente, tutt’altro aspetto di quello di Papà Natale. Il subentrare dell’albero di Natale non ha soppiantato il Presepio. Esso risale a Martin Lutero, simbolo cristiano, quindi, anche se quello della protesta verso la Chiesa di Roma.In molte case l’albero di Natale ed il presepio convivono uno accanto all’altro senza che nessuno si formalizzi o scandalizzi. I bambini si divertono e, invece che cercare di metterlo in contrasto con la Festa dei Morti, lo si accetti come un’aggiunta folkloristico-culturale come sono il Palio di Siena, la sfilata dei carri di Carnevale, i fuochi artificiali di Capodanno, il Carnevale di Venezia e le regate sul Canal Grande.

  3. Questa “festa” in Italia,se la sono inventata i commercianti,il consumismo,e come al solito,la stragrande maggioranza degli italiani(minuscolo voluto),dimostratasi favorevole al noto “hara-kiri” etnico-culturale-economico,chiamato “invasione-accolta”,si è prontamente adeguato alla pratica,anche su questo tema!!

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