Incontro Ignazio al pub di fronte la sede Rai a Palermo, è un tardo pomeriggio stranamente freddo e piovoso, Io sono in anticipo di qualche minuto, ma lui è già lì. Ci salutiamo con affetto. Il tempo è passato, ma le sue battaglie non sono mai finite.
Ignazio Garsia nel 1974 fonda a Palermo, in uno scantinato di Via Duca della Verdura, il “Brass Group“, gruppo di ottoni nonché una delle maggiori realtà musicali nazionali, in cui il gotha della musica jazz, da Abercrombie a Zorn, ha suonato per intere generazioni di pubblico palermitano.
Il jazz, forse non tutti sanno che affonda le sue radici in Sicilia: il primo disco venne inciso negli Stati Uniti da Nick la Rocca come ha raccontato Renzo Arbore, e altri grandi storici della musica, nel suo documentario Da Palermo a New Orleans. E fu subito Jazz, in cui ne ripercorre le origini: nel 1909 un ciabattino siciliano emigrato a New Orleans da Salaparuta in provincia di Trapani formò la prima orchestra jazz.
Lo chiamavano “Nick” La Rocca”, come racconta anche il grande Louis Armstrong. La Rocca e la sua band, la Original Dixieland Jass Band (poi diventata Original Dixieland Jazz Band) con una formazione inusuale e ritmi sincopati, ebbero un enorme successo e portarono quel nuovo e dirompente genere in giro per gli USA e l’Europa. Con lui nella Original Dixieland Jazz Band c’era un altro siciliano, Tony Sbarbaro. Il 26 febbraio 1917 incidevano il primo disco al mondo nella storia del jazz.
Oggi l’associazione, diventata fondazione per le musiche del nostro tempo , è unica al mondo ad avere in dotazione un teatro storico come il Santa Cecilia, ed è l’unico ente italiano di produzione di musica jazz e tra i più rari al mondo.
La sua Orchestra Jazz Siciliana può essere considerata al pari delle orchestre del Lincoln Center di New York e della BBC di Londra ed ha avuto i più grandi direttori d’orchestra. Pianista riconosciuto a livello nazionale, Ignazio Garcia ha formato la maggior parte dei musicisti siciliani, affermati e riconosciuti dal pubblico internazionale.
Al Brass ha ospitato i maggiori protagonisti della storia della musica dell’altro Novecento, da Dizzy Gillespie a Miles Davis, da Tal Farlow a Pat Metheny, da Charles Mingus a Ray Brown, nella sua generosità ha affidato la direzione dell’Orchestra Jazz Siciliana ai più grandi direttori d’orchestra del mondo: Gil Evans, Toshiko Akijoshi, Bob Brookmeyer o Vince Mendoza, solo per citarne alcuni.
Oggi l’Orchesta Jazz Siciliana promuove e gestisce un centro studi dotato di biblioteca, emeroteca, nastroteca, videoteca, denominato Brass Group Jazz Museum, aperto alla pubblica fruizione, e provvede alla formazione professionale dei propri quadri artistici e tecnici ed all’educazione musicale della collettività attraverso la “Scuola popolare di musica”.
Ignazio Garsia, precursore del cambiamento delle politiche musicali anche nei programmi degli enti lirico-sinfonici, è uno dei più autorevoli protagonisti della vita musicale italiana avendo contribuito, in modo determinante, alla diffusione, alla crescita e allo sviluppo della musica jazz in Sicilia e in Italia: «Alla fine degli anni ’90 l’Italia produceva soltanto musica lirica, sinfonica e prosa, e il Brass Group nasce, non perché io fossi più bravo di altri – mi dice- ma per un demerito di quelli che avevano trascurato la musica contemporanea e il jazz. Gli enti preposti alla formazione musicale devono rappresentare i bisogni della collettività: tutte le musiche sono uguali! Non esiste una musica alta, degna di finanziamenti e una commerciale non degna di sostegno. Credere di poter smuovere il sistema produttivo musicale nella città che conta più martiri al mondo deve farvi capire l’entità del problema! Dal punto di vista culturale la realtà del Brass è sempre stata destabilizzante, perché non abbiamo mai lasciato spazio alle ingerenze: l’Orchestra Jazz Siciliana non ha posti fissi, è un’orchestra permanente ma non stabile, che vive di contratti di scrittura».
Il maestro continua a raccontarmi delle sue continue battaglie, dice che sono guerriera, di non perdere tempo a scrivere di lui, ma quell’uomo dai capelli ormai grigi, continua ad avere una luce, un luccichìo, che raccontano le sue battaglie. Delle volte in cui si è incatenato al suo pianoforte per sensibilizzare l’opinione pubblica: «Negli anni il Brass ha dovuto sopportare meccanismi della politica che in questa città non permettono di andare avanti, ci siamo ritrovati nel tempo soffocati dai grandi enti come il Teatro Massimo».
Dopo anni di lotte con la legge del febbraio 2006, dalla Regione Siciliana, per le capacità organizzative ed il valore culturale dell’associazione, veniva disposta la creazione della Fondazione The Brass Group, che prevedeva il versamento di somme a titolo di Fondo patrimoniale.
In effetti la costituzione della Fondazione avvenne solo nel maggio 2007 ma senza alcuna corresponsione nello stesso momento delle somme previste dalla legge a carico della Regione Siciliana che furono erogate solo alla fine del febbraio 2010, previo Decreto ingiuntivo e pignoramento delle somme presso la Cassa regionale.
Il Brass si trovò, quindi, a dover continuare la propria attività senza le somme previste per il fondo patrimoniale ma con la necessità di rendicontare le spese ordinarie tra cui versare all’Inps le ritenute previdenziali dei lavoratori. In seguito per ben due volte nella legislatura passata l’Orchestra del Maestro Garsia è stata esclusa dai finanziamenti regionali.
A due anni da allora Ignazio Garsia aspetta ancora una volta l’ennesima spada di Damocle: il 30 ottobre , a seguito della sua adesione alla rottamazione delle cartelle come ciambella di salvataggio, l’INPS dovrà esprimersi se riconoscere o meno le somme già versate e quindi farne sgravio. Se tutto ciò non dovesse accadere l’Orchestra del Brass Group non esisterà più e con lei un pezzo di storia di Palermo. Ma noi palermitani in questo siamo famosi.
Voglio concludere con le parole di un altro giornalista che scrisse tempo fa: «Se Garsia avesse creato il Brass in qualunque altra città, Perugia oggi sarebbe nota solo per i cioccolatini!».