Monza 1988: l’ultimo traguardo del Drake

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Monza-GP-Italia-1988-FerrariPer alcuni personaggi la morte è un semplice stato di transizione da mito vivente a leggenda immortale. Enzo Ferrari ha varcato questa soglia, concessa a pochissimi, il 14 agosto del 1988. Poco meno di un mese dopo si disputa il Gran Premio d’Italia di Formula 1 a Monza. Il campionato mondiale è un monologo McLaren. La casa anglo-tedesca ha vinto tutte le gare disputate grazie a una macchina imbattibile e a due fuoriclasse del volante: Ayrton Senna e Alain Prost.

La Ferrari annaspa ogni domenica. A Monza c’è il pubblico delle grandi occasioni, il popolo ferrarista è accorso a rendere omaggio al Drake. Mancherà Nigel Mansell, pilota della Williams, perché è stato colpito dalla varicella. Al suo posto Jean Louis Schlesser, specialista dei rally e delle gare prototipi, al primo vero Gran Premio della sua vita.

La pole position è del suo padrone, Ayrton Senna. Un Dio col volante. Alle sue spalle Prost, il robot dal cuore umano. In seconda fila le due Ferrari spinte ben oltre i limiti ma staccate di un’eternità. La partenza non riserva sorprese. Senna ha vinto le ultime quattro gare e vola via.

Alle sue spalle Prost macina secondi e metri. Il distacco si allarga giro dopo giro come una ferita. Il pubblico sventola le sue bandiere rosse più per abitudine che per convinzione. Nelle gare di Formula 1 c’è una cosa che non fa mai capolino: il silenzio.

Al trentacinquesimo giro Prost lo sente nitidamente. Un vuoto incolmabile nel cuore del motore. Batte a vuoto, si affievolisce e si spegne. Non era mai successo. Accosta e con serenità si avvia ai box, come se avesse già intuito come andrà a finire. Impossibile. Dai box McLaren preoccupati avvisano Senna: “Controlla la gara Ayrton, non rischiare”. Superfluo. Per il brasiliano guidare fa rima con respirare. La sua auto non lo porta, lo accompagna.

Tre giri alla fine. Senna deve superare un doppiato. È Schlesser che si sta ancora chiedendo perché diavolo non c’è la sabbia sul circuito. Gli espongono la bandiera blu. Deve dare spazio. Non capisce, o sbaglia, chi lo sa. La macchina sbanda e finisce sulla sabbia. Schlesser reagisce e fa una mezza derapata da rally. Torna in pista preciso preciso sulla ruota di Senna.

La McLaren va fuori pista. La prima Ferrari passa incredula, la seconda quasi sbanda per la sorpresa. Berger e Alboreto si scortano l’un l’altro fino al traguardo. Arriveranno separati da mezzo secondo, con gli occhi rivolti al cielo. Un paradiso tutto rosso. La McLaren vincerà tutte le gare restanti. Monza resterà l’unica pennellata rossa, un capolavoro, un saluto. L’ultimo.