Graziano Cecchini: “Bisogna alzare la voce per far rinascere Roma”

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emanuele beluffi, ilgiornaleoff

E’ un Futurista del Terzo Millennio e la sua arte viaggia alla velocità del gigabyte. “Show Art” è il suo stilema, che si aggancia all’evoluzione tecnologica e si declina nella comunicazione 4.0. Pensieri e messaggi veloci nell’epoca del predominio dell’immagine sulla parola, le sue performance sono quello che l’arte è ed è sempre stata: comunicazione. Cosa avrebbe fatto Marinetti se avesse potuto usare Facebook? Ma lui si considera un “Bombacci di ritorno“, proteso verso un pensiero e un’azione rivoluzionari, perché la rivoluzione è l’unica e vera avanguardia del pensiero. E ha superato D’Annunzio e Marinetti “andando verso la vita“.

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Graziano Cecchini- Ph. Mirta Lispi

Lui è Graziano Cecchini e lo abbiamo visto a Roma il 26 ottobre per la sua performance in Fontana di Trevi, quando ha versato del colorante rosso nelle acque dell’augusto monumento. Conseguenza dell’azione: denuncia per interruzione di pubblico servizio e “imbrattamento” e multa da 500 euro per non aver rispettato l’ordinanza di Virginia Raggi a tutela dei monumenti della Capitale. «Roma è sempre stata lo specchio del Paese e oggi Roma è spenta, addormentata in mezzo alla sua sporcizia e alla sua corruzione. Oggi Roma ha bisogno di reagire, di svegliarsi da questo torpore e gridare ‘non ci sto più’», ha detto Cecchini a spiegazione della sua azione. Che si è ripetuta, con forme e metodi preparati, a dieci anni dal primo intervento, nello stesso posto: «A dieci anni di distanza ripeto la mia performance per tentare di scuotere gli animi, accetto il rischio di alzare la voce io per tutti coloro che pensano che ‘non serve più’, ‘non serve a nulla’. Fontana di Trevi torna a tingersi di rosso per gridare che Roma non è morta, che è viva e che è pronta ad essere la Capitale dell’arte, della vita, della rinascita».

Con OFF ha parlato del suo intervento, del ruolo dell’artista nella società, dell’importanza di avere una “visione”, del suo passato-presente e..dell’infinito.

Caro Graziano, questa tua azione in Fontana di Trevi possiamo chiamarla una performance? Di cosa si tratta esattamente?

E’ la chiusura di un cerchio, un atto dovuto, iniziato dieci anni fa. Si tratta di un percorso avviato per coniugare arte e comunicazione e collocare questo binomio all’interno di ciò che l’arte ha sempre fatto: un discorso sulla condizione presente -e futura. Ho usato il colore rosso perché il rosso è un segnale di emergenza, anche se ormai il Paese è oltre l’emergenza: ci sono problematiche forti e sostanziali e gli artisti devono sottolineare questo stato di cose.  Il mio messaggio di dieci anni fa ancora vive, tanto che la mia performance di allora è stata ripetuta in altre parti del mondo e sono stato contattato recentemente da una associazione femminista francese. Direi quindi che il mio messaggio è stato preciso e ha raggiunto lo scopo.

emanuelebeluffi, ilgiornaleoffCi sono state molte contestazioni? I giornali non sono stati molto teneri con te…

Quattro contestazioni in tutto, nonostante quel che si legge sui media. Contestazioni che contano lo “zero virgola”. Tutti sono pronti a criticare la mia azione, ma nessuno si è accorto che un comune come Roma non dispone di una squadra apposita per la manutenzione dei monumenti: hanno mandato quattro signore con degli straccetti! E il liquido che ho usato era assolutamente ecocompatibile! Ma se anziché una performance si fosse trattato di un attentato dell’Isis? Basterebbe chiamare, non dico Graziano Cecchini, ma un qualsiasi architetto che facesse una “balaustretta”. Che cos’è la sicurezza? Invece tutti si sono soffermati sulla multa di 500 euro che dovrò versare al Comune. Il concetto di sicurezza non esiste e questo sì che è grave. Il ridicolo è che una città come Roma con la sua massa infinita di opere d’arte dispone di una sovrintendenza che manda quattro signore con degli straccetti per “ripulire” la fontana. E’ questa l’immagine che emerge, ma ripeto: le contestazioni sono state pressoché nulle, guardate il video!

La tua arte ha un nome?

Oggi è nato un nuovo concetto di arte: viviamo nell’era dell’immagine e quindi potremmo parlare di “Show Art” , un termine moderno per definire quello che l’arte è sempre stata dai tempi di Michelangelo e della Cappella Sistina. Oggi l’arte deve essere “teatrale”: la comunicazione e il nostro pensiero corrono veloci, quindi servono immagini che accompagnino le parole. E’ il Futurismo del Terzo Millennio che si aggancia alle evoluzioni tecnologiche e mediatiche: cosa avrebbe fatto Marinetti se avesse avuto Facebook ? Dieci anni fa, all’epoca del mio primo intervento, c’erano gli sms, mentre oggi abbiamo Facebook e Twitter, quindi il mio percorso avviato nel 2007 si chiude  e si rafforza ma senza fermarsi: va verso l’infinito. La mia performance testimonia l’evoluzione di questi dieci anni e la velocità con cui è avvenuta: dovrebbero studiarla al Politecnico, anziché criticare e offendere! Io sono un artista, non metto la testa sotto la sabbia e queste performance mi servono per far riflettere, oltre che a far riflettere me. Ma essere liberi e ragionare con la propria testa, senza il perbenismo dominante di chi si batte il petto e la sera va a trans, non è facile, ne convengo…

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emanuelebeluffi, ilgiornaleoff

Ma chi è Graziano Cecchini?

Ho vissuto un periodo storico molto particolare, negli anni Settanta ero schierato a destra e non rinnego nulla, né del mio passato, né del mio presente e nemmeno del mio futuro.  Ho detto di no a Luca Telese che voleva intervistarmi, perché proprio quella mattina, alle 8, ero in prima linea con gli operai della FIOM di Genova… sai, ho superato D’Annunzio e Marinetti perché ho sfondato a sinistra! (quella vera però). Io sto in mezzo ai lavoratori, faccio gli scioperi con loro, ho messo un operaio della FIOM, diplomato e che conosce il Russo, di fronte al Cardinale Bagnasco: indossavo la stessa maglietta della mia azione alla Fontana di Trevi  con la scritta “pacta servanda sunt” e quando Bagnasco ha detto «Ah, gli operai parlano il Latino», io gli ho risposto «No. Ma parlano il Russo». A Genova ho realizzato il progetto intitolato “ACCIAIO” , più Futurista di così!, durato tre mesi: una mostra sull’Italsider e l’Ilva attraverso fotografie d’epoca. Secondo voi sono un vandalo o sono un artista? La mostra “ACCIAIO” ha unito l’orgoglio di una città e la rappresentazione del perché l’industria di una volta funzionasse bene: una volta gli imprenditori avevano una visione e a Genova alcuni uomini decisero di dare l’acciaio all’Italia affinché potesse risorgere. Oggi invece non ci sono uomini con le visioni e quelli che le hanno vengono osteggiati. Io sono un “Bombacci di ritorno[Nicolò Bombacci , dirigente socialista durante la Prima guerra mondiale, entusiasmato da Lenin e dalla rivoluzione d’ottobre, fu nel 1921 uno dei fondatori del Partito Comunista d’Italia. Durante il Ventennio si avvicinò al Regime in maniera indipendente, dirigendo la rivista La Verità e partecipando alla Repubblica Sociale Italiana. Venne catturato dai partigiani alla fine della seconda guerra mondiale insieme al Duce e fucilato a Dongo, n.d.r.].

Graziano Cecchini- Ph. Mirta Lispi
Graziano Cecchini- Ph. Mirta Lispi

Guardo al sindacalismo rivoluzionario, alle avanguardie del pensiero. Discutendo con gli operai, scopro che per loro il vero innovatore è Berlusconi, che ha 81 anni, non Renzi, che ne ha poco più della metà: da una parte c’è una visione, dall’altra una narrazione. E la gente vuole una visione, non vuole sentire dei racconti.

Sei un Futurista?

Io sono un Futurista del Terzo Millennio. Non parlo del Futurismo storico, non guardo al passato (e mi spiace poi che alcuni pseudointellettuali si siano esposti in maniera così bislacca dandomi del “passatista” a proposito del mio intervento in Fontana di Trevi). Il Futurismo del Terzo Millennio è questo: la fontana fotografata in HD, messa nel web et cetera, la velocità del gigabyte. Il Futurismo è questo: stare un passo avanti nell’epoca in cui si vive. Guardarsi indietro non serve.