“L’effetto che fa” il delitto Varani a teatro

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Giovanni Franci tra gli attori_Vasco – Di Benedetto – Pieretti_ph Marco Aquilanti

E’ la notte tra il 4 e il 5 marzo 2016. Luca Varani viene torturato in un appartamento della periferia romana, con molta probabilità al termine di una serata a base di sesso e droga, da Manuel Foffo e Marco Prato, e poi lasciato morire lentamente per «vedere l’effetto che fa». Un crudele massacro che ha avuto un’altra fosca appendice lo scorso giugno, col suicidio in carcere di Prato, alla vigilia della prima udienza del processo a suo carico.

Il 31 ottobre sul palco dell’Off-Off Theatre di Roma, nella storica via Giulia, debutta uno spettacolo che ripercorre l’atroce fatto di cronaca: “L’effetto che fa”, scritto e diretto da Giovanni Franci, interpretato da Riccardo Pieretti (Varani), Valerio Di Benedetto (Foffo), Fabio Vasco (Prato). «Quando ho saputo di questa storia sono stato assalito da un profondo malessere» spiega Franci, già vincitore del premio Siae alla creatività al festival dei due mondi di Spoleto. «Ho cercato di superare lo smarrimento nel modo a me più congeniale: attraverso la scrittura».

L’autore trentacinquenne è stato colpito profondamente dalla vicenda per diversi motivi: «Gli assassini sono miei coetanei. Sono di buona famiglia. Hanno frequentato buone scuole. Hanno ricevuto una buona educazione e una buona istruzione. Sono cresciuti in un ambiente borghese, più o meno cattolico, democratico, perbene. Ho decisamente molte cose in comune con loro, così mi sono posto una domanda: Com’è stato possibile che tanta buona famiglia, tanta buona educazione, tanta buona istruzione abbiano portato a un risultato tanto abominevole, disastroso, agghiacciante?».

Partendo da questo interrogativo, Franci ha iniziato a mettere nero su bianco la terribile storia, trasformandola in una pièce teatrale. «Il copione prende inizio da un processo, destinato a rimanere aperto come una ferita che resta aperta nelle coscienze di tutti» spiega. «A portare avanti questo processo è Luca, la vittima, insieme ad altri quattro protagonisti. C’è anzitutto Roma, che il 4 marzo 2016 è una città sommersa dai rifiuti e invasa dai topi, senza sindaco ed in cui è stato indetto un giubileo straordinario definito della misericordia, che è il sostantivo antitetico di questa storia di una violenza impietosa. Poi ci sono Manuel e Marco, mentre la quinta protagonista è la cocaina: in due giorni vengono consumati 1800 euro di questa droga».

A spingere il regista a portare in scena uno dei più mostruosi omicidi della cronaca italiana c’è l’esigenza di trovare delle risposte, di far riflettere, di lanciare un monito per tutti: bisogna dare più senso e valore alla vita. «Ho avvertito il bisogno di capire di più su questa vicenda, che in realtà ci coinvolge tutti» commenta Franci. Ancor prima del suo debutto, l’allestimento ha fatto discutere. «Invito coloro che sono diffidenti verso questo spettacolo a sedere in platea» dice il regista. «Solo vedendolo capiranno quanto sia distante da un’operazione di speculazione di un qualsiasi talk show televisivo».