È nei bazar che le cose si rivelano. È nei bazar, vicino all’accadere delle cose, che ne sopravvive il ricordo. Vecchi spacci, che tra un passato di una cianfrusaglia e un presente di un quotidiano, offrono all’improvviso, pagine fatte dolore nel libro di Fabrizio Colarieti: Tre e trentasei. Storie e immagini del sisma del 24 agosto 2016 (Funambolo Edizioni, 154 pp., euro 15)
. Uno squarcio si spalanca davanti agli occhi e tutto si riavvolge nel filo doloroso della memoria. Ricordo corporeo che si arrampica al pensiero di una notte in cui tutto cambia, la vita dentro la morte di Amatrice, Accumoli e tutte le aree colpite, sotto la volta della Valle del Tronto.
È il 24 agosto del 2016, a un palpito da oggi. Sono le tre e trentasei nella deflagrazione di una natura che lascia al suo passaggio una manta di detriti, polvere e morte. Fabrizio Colarieti, giornalista ANSA, raccoglie in 154 pagine, fotografie visive e parlanti di coloro che c’erano: volontari e corpi istituzionali a formare un tappeto di 5000 soccorritori. Tutti dentro una lunga testimonianza dove le storie di chi ce l’ha fatta si piegano nel rammarico di chi non è più.
Il libro è un viaggio nel dolore e un altro nell’eroismo. Ardimento, naturalmente allineato, all’elemento umano nelle dichiarazioni di uno dei tanti Vigili del Fuoco; nella testimonianza di un padre che ha perso due figli, Anna e Franco Grossi. Due nomi a simbolo di tutti gli altri. Perdite che non troveranno mai riparo, se non nell’imminenza della vita. E si deve entrare in punta di penna in fogli scritti nella contrizione di un inchiostro indelebile. Tenersi ai muri delle pagine per essere dei contenitori di reminiscenze. Porre lo sguardo sulla carta di un libro, che nella narrazione, diviene grido di dolore , ma anche di speranza.
Le relazioni dei soccorritori si concludono tutte nella stessa maniera: “per dovere d’ufficio”. E nello stesso dovere è importante attraversare le voci di questo libro, cui parte del ricavato andrà in beneficenza.