Due date: il 24 agosto 2016, giorno in cui una scossa di terremoto seppellì l’Italia centrale e il 24 agosto 2017, tra pochi giorni, e le macerie sono ancora lì!
Basta percorrere la strada provinciale che da Ascoli Piceno porta verso Rieti e a destra e sinistra di questa si vedono ancora macerie, paesi spazzati via, uomini dell’esercito che inibiscono l’accesso ai comuni dilaniati dal sisma.
E’ la “Spoon River” dell’Italia; il cimitero della cultura di quello che dovrebbe essere la culla della civiltà.
A margine della strada qualche container, chiamate “casette” quasi per esorcizzare la crudità di quell’elemento provvisorio dove i terremotati abitano.
Donne, uomini e bambini che rappresentano loro stessi la cultura di questo paese anche solo per il fatto di avere nel loro sangue quello dei loro padri in una testimonianza che non può fermarsi all’estate del 2016. Sotto quelle macerie c’è la nostra storia non far rinascere il centro dell’Italia è come scegliere di suicidarsi. Malati di burocrazia sono stati incapaci di dare una risposta definitiva a quella gente.
Attraversando quella strada e vedendo i paesi ancora invasi dalle rovine del terremoto mi è venuto da esclamare: “ma ci sentiamo italiani?”.