Giulio Neglia: “Il trionfo a Londra, l’amore per il Salento”

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IMG_0942All’ultima edizione dell’International Filmmaker Festival of World Cinema London 2017, Giulio Neglia è stato l’unico attore italiano a ritirare un premio. Un traguardo importantissimo per l’attore di origini salentine che abbiamo visto, tra l’altro, in diverse fiction come “Fuoco amico” e “Non è stato mio figlio”. Orgoglioso del suo successo all’estero, si racconta a OFF.

Giulio, quest’anno sei stato l’unico italiano in gara all’International Filmmaker Festival of World Cinema London 2017. Come hai reagito quando ti hanno comunicato la notizia?
Urlando. Ricordo che ero presissimo dal trasloco, ero con un amico che gentilmente mi stava aiutando a trasportare fino al sesto piano una scrivania che, sfortunatamente, non entrava in ascensore; nei momenti meno indicati chiaramente ricevi molte telefonate, tra queste ricevo quella del regista Andrea Natale, che ignoro. Dopo circa un’ora riprendo il cellulare e trovo molti messaggi e chiamate perse di Andrea, senza leggere decido di richiamarlo, ed è lì che ho urlato. I giorni e le settimane successive che precedevano la kermesse, in realtà, non li ho vissuti con ansia o stress o particolare euforia, ero giustamente lusingato e onorato della nomination, non ero né bramoso di vincerlo né ossessionato all’idea, ero semplicemente contento. Per me essere tra nove candidati da tutto il mondo, rappresentare il proprio paese, era già qualcosa d’importante, poi tutti gli esiti ipotizzabili li vivevo con armonia continuando a lavorare duramente. A dirla tutta ero, forse ingenuamente, poco influenzato dalla notizia.

Alla fine, sei tornato a casa vincitore…
Il festival contava 70 paesi da tutto il mondo tra cui Stati Uniti, Germania, Giappone, Australia, Brasile, Francia, nello specifico la mia nomination riguardava la menzione come “miglior attore protagonista dei film in lingua straniera”. Tra i nove candidati, è stato un onore aver avuto la possibilità di rappresentare il mio paese come unico italiano premiato.

Ti aspettavi di vincere?
No, chiaramente non me lo aspettavo, ero davvero lusingato di far parte di un gruppo di attori provenienti da molte parti del mondo. Al contempo ovviamente ero consapevole del fatto che la nomination fosse figlia di un grande lavoro fatto a favore del mio personaggio Giovanni Del Bello e che non fosse dunque casuale la candidatura. Alla base c’è sempre il duro lavoro.

Raccontaci del corto che ti ha permesso di vincere…
“Appunti di viaggio” è la storia di Giovanni Del Bello, un uomo tormentato dal passato, manipolato dal presente, ormai superficialmente ridotto all’impellente bisogno di giudicare, in effetti è questo che fa il mio personaggio: giudicare alberghi. Nello specifico, è un critico di strutture alberghiere conosciuto ai più per la conduzione di un talent. La continua e asfissiante indole alla valutazione oggettiva, lo porta quasi ad addormentarsi da se stesso, finendo in un vortice senza senso dove il tempo non ha alcun valore. Solo l’amore, forse, sarà in grado di salvarlo. Ovviamente sono lusingato e ancora emozionato al pensiero di aver vinto questo premio internazionale, a tal proposito non smettero mai di ringraziare il regista Andrea Natale che ha saputo affidarmi le chiavi di un personaggio drammaturgicamente difficilissimo nella sua eleganza e minimalismo: un personaggio come quello di Giovanni Del Bello che da testo, nonostante fosse il protagonista, aveva poche battute, quindi era importante lavorare sul linguaggio non parlato, sulle gestualità, sulle movenze e sui suoi scheletri non raccontati, ma che dovevano essere oggettivamente riscontrabili.

Un regista con cui ti piacerebbe collaborare?
Giuseppe Tornatore. La poesia cinematografica di Tornatore è impareggiabile, il suo amore per il cinema incondizionato che è sfociato maggiormente in uno dei miei film preferiti “L’uomo delle stelle”. Mi piacerebbe poter imparare dal Maestro, un monumento, fortunatamente ancora in vita, di un’Italia che potrebbe raccontare, cinematograficamente parlando, tanto altro ancora.

Sei legato alle tue origini?
Il Salento, Lecce, la mia terra: una terra che sprigiona amore da tutti i pori, luoghi incantati in grado d’ispirare, i borghi salentini, le viuzze, le strettoie, capaci di alimentare la fantasia, inneggiando leggende, storie, avventure. Il legame tra me e Lecce è fortissimo, è come un cordone ombelicale che ci lega, è come una donna che ami: ti fa arrabbiare ma poi la perdoni sempre. Sarà ‘lu sule, lu mare, lu ientu’, non saprei, ma il senso di appartenenza con questa terra meravigliosa genera in me quasi un senso di protezione. Probabilmente la fecondità artistica in Salento è dovuta da questo grande amore, che fortunatamente viene tramandato con gesti di generosità a conferma che i salentini sono un popolo di innamorati e testardi sognatori.