Vincenzo Rizzo, l’esploratore mistico alla ricerca del Sublime

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2 (12)Andare alla ricerca del Sublime non è una prassi di molti artisti, ma è sicuramente quella di Vincenzo Rizzo, il quale, nato a Messina e operante tra Milano e il suo studio di Praga, ha esposto con continuità in Italia e all’estero, in città come Milano, Roma, Brescia, New York, Ginevra, portando al pubblico il suo riconoscibile segno pittorico.

La poetica dell’Artista indaga non tanto il soggetto in sé, quanto l’aura mistica che lo circonda, questo per offrire quella sensazione di stupore e di visione, propria appunto del Sublime, che egli sa esprimere tramite pigmenti particolarmente materici e colori esuberanti e splendenti. Come si ricorderà, il Sublime pittorico nasce con il Romanticismo, la cui lezione è chiara al Maestro siciliano, se nelle sue opere ravvisiamo le radici di1 (11) Turner,  Friedrich o Wright of Derby, il cui “Vesuvio in eruzione” potrebbe rammentare la serie di Rizzo detta “Terra celeste”, dove, tra l’altro, notiamo come soggetti anche montagne o vulcani, immersi all’interno di atmosfere fortemente spirituali, contraddistinte da tinte visionarie, che a tratti ci ricordano il nero delle tenebre, il giallo oro del miracolo o l’astratto bianco dell’Arte giapponese. In questi lavori si percepisce una forte intensità ieratica, per soggetti ripresi in attimi immaginari, pronti a sprigionare tutta la loro vitalità, posti all’interno di una dimensione mitica e lontana. Dimensione ieratica che diventa palese nella serie “Genesi”, in cui l’elemento filosofico e biblico 5 (4)vengono raccontati dall’Autore con pochi particolari, giocando soprattutto con l’elemento coloristico, che assume delle forme ondulatorie rappresentanti forse le mistiche acque dell’Aldilà, che Rizzo riporta sulla tela come esse sono nate nella sua immaginazione. Altra serie molto interessante è quella dedicata ai “Troni”, che sono degli alti sgabelli stilizzati immersi, anche questi, nelle dimensioni ascetiche già citate, caratterizzate da quelle cromie spirituali, dal sapore antico, bronzeo ed etrusco, che ci catapultano in un mondo altro.

Le serie di Rizzo sono come “variazioni sul tema”, dove l’Artista gioca con gli stessi soggetti riproponendoli ogni qual volta in modo differente e inseriti all’interno di ambientazioni in cui cambia il colore dell’atmosfera. Come Monet dipinse la “Cattedrale di Rouen” in trenta momenti diversi, così fa Rizzo, ma con una emblematica divergenza: se gli Impressionisti hanno fotografo la realtà, Rizzo fotografa invece ciò che alla realtà sta sotto, non guardando tanto all’aspetto esteriore, quanto a quello interiore, in questo senso attribuendo persino una particolare energia vitale a qualunque cosa egli dipinga, ponendosi, per così dire, come “ritrattista del Sublime”.