Quelle vite stuprate dalla guerra

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Guerra, confine, terrorismo. Le periferie, il disagio. Vite che s’intrecciano, che si spengono. Caricatori e calcinacci sotto le bombe. Sangue nelle strade d’Europa. Non c’è pace, in tutti i sensi. La grande era della sovraesposizione, della bulimia d’informazione. Quella in cui si discute il ruolo dei giornali, dei media. Quanto comunicare e, soprattutto, come? Esiste un limite all’informazione? Un limite etico, finanche estetico? Nella continuità aggressiva, che non ci separa mai da ciò che accade nel mondo, 24 ore su 24, l’arte ci accompagna e interpreta il tempo, traduce i segnali, le conseguenze, gli stati d’animo, pone una tesi, un’antitesi e trova una sintesi, come nella Guernica di Picasso. È qui che l’arte, e nella fattispecie la fotografia, si mette al servizio del mondo, come documento ufficiale, lineare, facilmente arrivabile a chiunque. Tesi, antitesi e sintesi. Momento improvviso, narrazione della storia e della controstoria. Canto e controcanto. Come negli scatti dei grandi italiani che OFF ospita ed ha ospitato. Reportage, occhi nel mondo e dal mondo, la realtà, gli scenari, i volti. Il tempo.

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