Andrea Francolino, il male del nostro tempo è fragile bellezza

IMG_5633Il tragediografo Sofocle suggeriva nelle sue opere un’immagine sempre coerente della vita, inevitabilmente segnata dall’infelicità e dalla fragile essenza dell’uomo, nella quale solo a tratti si scorge l’intrinseca bellezza e autenticità dell’esistenza, allo stesso modo i bagliori dorati forse di una perduta età dell’oro che ancora affiora debolmente, del palesarsi caduco ed effimero del bello, riecheggiano prendendo vita tra le macerie scomposte di un quadro di cemento, mappatura del vero di una città-società che si racconta e autodistrugge al contempo. L’elegante pessimismo sociologico di Andrea Francolino è protagonista del suo ultimo ciclo di lavori, Ciments, in mostra nel Principato di Monaco alla galleria Natoli&Mascarenhas fino al 16 aprile prossimo: a fedeli mappature come puzzle incompleti di materia si alternano monoliti frammentati, le cui parti invano dialogano silenziose perFullSizeRender (4) tentare di ritrovarsi l’un l’altra, come l’utopia di rette parallele. Il progresso-regresso della società contemporanea si svela nella sua apparente forza e intima fragilità attraverso una resa sapiente e d’inedita leggerezza della materia, che nel suo pallido e poroso grigiore si estende interrotta solo dalla flebile luce della foglia oro, in un perfetto agglomerato che è ibrido artistico, quadro-scultura. L’arte di Francolino è bellezza fragile e frammentaria, caduca ma al contempo monito persistente nella mente dell’uomo: “l’uomo non conosce altra felicità se non quella che egli si va immaginando, e poi, finita l’illusione, ricade nel IMG_5586dolore di sempre”  asseriva Sofocle, ma Francolino va oltre la scultura, adottando il superamento della materia volto ad indagare e raccontare una nuova dimensione possibile del vivere. Attraverso lunghi viaggi in giro per l’Europa, concepiti idealmente come performance allargata e prolissa, l’artista ha ricalcato le crepe dei cardini della società poi scomposte e ricomposte in un puzzle esistenziale. Se Fontana adottava il superamento della tela come pernio della sua indagine sullo spazialismo, Francolino supera la scultura svelando gli spazi dorati di percorsi labirintici come epifanie disvelate: con segni, parole e numeri l’artista fornisce indicazioni precise al contempo misteriose, rileggendo la contemporaneità su di una mappa destinata a sgretolarsi come rovine antiche, materia corrosa dal male del nostro tempo.