Cosa accade se due trentenni romani in difficoltà occupano una casa popolare?

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Occupazione abusiva
Occupazione abusiva
Occupazione abusiva

La casa non è più un diritto ma un privilegio come il lavoro che scarseggia. In condizioni di precarietà, sia le famiglie disagiate che i migranti e i vagabondi, occupano abitazioni vuote, senza rispettare le graduatorie dei cittadini cui spetterebbero di diritto tali dimore.

La questione delle case occupate abusivamente non risparmia neanche Roma, dove anzi il problema sembra essere maggiore rispetto a molte altre città italiane. Ed è nella Capitale che è ambientato Cose Popolari, l’atto unico diretto e interpretato da Nicola Pistoia sulla storia di Fabio e Patrizia, due “occupanti abusivi ma per motivi d’emergenza”. La coppia di trentenni romani lavora per tirare a campare, senza grilli per la testa ma con la voglia di costruire un futuro insieme e perché no, anche una famiglia dignitosa. Fabio è un giovane ancorato ai valori di una volta e da vero uomo, vuole garantire un tetto alla sua compagna, lavorando dalla mattina alla sera. Ma i lavori sono precari e le possibilità di comprare una dimora scarseggiano, così fa in modo di occupare una casa popolare disabitata e lo fa con l’aiuto di conoscenti e soprattutto dell’amico Stefano che non ha di questi problemi ma è solidale e vicino a Fabio che è senza riferimenti familiari, ha solo lei, Patrizia, una cassiera desolata la quale alimenta la sua passione per il canto, ai matrimoni cui partecipa per arrotondare.

Giunge Mario, il vicino di casa della coppia, come un deus ex machina per aiutare i due giovani smarriti e abusivi ma onesti e seri, cui offre il suo aiuto, donando vecchi lampadari, prolunghe per la luce elettrica, consigli e storie di vita sia poetiche che drammatiche ma immensamente umane. Così tra immani difficoltà e dolorose questioni da risolvere, le minacce da parte di chi vuole cacciare i due ragazzi da quella casa, si consuma la storia ambientata in una casa popolare romana, che potrebbe avvenire in qualsiasi periferia italiana. Questo spettacolo non ha il fine di fare una denuncia sociale ma di fotografare la realtà di una periferia che si consuma fuori e dentro le mura domestiche, per le strade, ma soprattutto negli animi e nei cuori dei ragazzi che vi abitano. La stesura di Nicola del testo scritto da Ariele e Francesco, lo coinvolge non solo come regista ma anche come interprete e prende forma nella sua mentecose-popolari-locandina-t7-versione-leggera-731x1024 un attore con un enorme barba e questo personaggio affascina Pistoia, il quale decide d’interpretarlo. Mario è sensibile, vulnerabile, dall’animo poetico e sognante. Mentre Fabio e Patrizia sono innamorati, onesti e afflitti dall’impossibilità di una vita insieme. Sono ragazzi bisognosi che Mario sceglie di aiutare. “Prendiamo pezzi della realtà e li mettiamo in scena” dice Ariele “e cerchiamo di rendere questi personaggi reali, dando loro anima e cuore”.

E’ uno spettacolo ‘antiborghese’ recitato con la pancia e il cuore, dove vincono i valori della romanità inossidabile ed è fatto di cose descritte spesso senza rispetto e che, grazie alla regia sobria ed essenziale di Pistoia, certe ‘cose popolari’, tornano ad avere dignità e spessore. Efficace e grintosa la performance di Giordana Morandini che interpreta Patrizia, una donna del popolo, indurita dalla vita e addolcita dall’amore per il suo Fabio. È istintiva e ostinata come una donna d’altri tempi. E’ un’intensa vicenda umana, diretta da un abile e sapiente regista come Nicola Pistoia, capace di rendere essenziali i personaggi romani, dove le azioni hanno preso il posto delle parole vane. L’impegno e la bellezza della famiglia teatrale che è venuta a crearsi, accoglie il suo pubblico al teatro Sette, fino al 19 marzo 2017.