“A narrare il mutare delle forme in corpi nuovi mi spinge l’estro. O dei, se vostre sono queste metamorfosi, ispirate il mio disegno, così che il canto dalle origini del mondo si snodi ininterrotto sino ai miei giorni“
(dal Libro I -Metamorfosi di Ovidio)
La pittura non è fatta per decorare gli appartamenti, è uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico, così diceva Plabo Picasso e le donne di Francesca Cannatella sono la materializzazione di questa frase con quel suo abbondare di forme nude e colori.
Nude sì, perchè a nudo mette se stessa: nell’ultima mostra si spoglia esponendo i lavori di due anni: “Preferisco la follia della passione alla saggezza dell’indifferenza”. Il titolo della mostra cita Anatole France, ed è chiaramente indicativo del tema: il racconto di un segreto mondo interiore, che richiama fascino e seduzione, apparentemente privo di contatto con la realtà. Un mondo spirituale e creativo, a cui anche l’uomo può attingere come risorsa energetica, in quanto contenente spirito ardente e produttivo, coraggio ed intuitiva emotività: è il regno della forza femminile che protegge lo spirito creativo.
Francesca racconta la sofferenza di una donna in lotta col suo corpo e con il mondo ma allo stesso tempo un artista che vive una potente e forte sensualità grazie all’Amore:-“Sono stata sempre a dieta dall’età di otto anni, mi sentivo derisa dal mondo intero per i miei chili di troppo. Era una lotta continua fino a quando non ho incominciato a dedicarmi intensamente alla pittura. Non ci sono ore del giorno e della notte quando deve completare un quadro!“-. Francesca, pittrice e donna, dipinge le donne come fumetti, burrose e candide. Le figure femminili che dipinge sono al tempo stesso esseri delicati e forti, da esse si sprigionano passione e dolore ma si avverte chiaramente un desiderio di rifugiarsi nell’Arte come unico ristoro. I suoi quadri parlano di lei non solo attraverso le immagini, ma anche attraverso i simboli: una volta può essere un albero, verde lussureggiante o spoglio.
La nostra è un’intervista a tre: la nostra pittrice è accompagnata dai due curatori, giovani artisti anche loro, presenti nel giro delle mostre e degli artisti a Palermo, sempre più vivace e ricca di fermenti culturali. Lorenzo Calamia, architetto, e Marco Russotto, stilista, hanno da poco inaugurato una casa atelier, un luogo d’incontro per artisti e appassionati, intellettuali che cercano nuove forme di espressione in questa città che non dorme mai. Curare una mostra è un atto d’amore nei confronti dell’artista e Marco e Lorenzo hanno compreso fino in fondo il pathos che anima le opere di Francesca Cannatella:-“E’ un artista vivace e gioiosa, nelle sue donne lei sublima la sua sofferenza, attraverso i colori forti e sensuali il dolore dell’amore perduto diventa vita!”- dalle parole di Lorenzo capisci come questa giovane donna abbia già conquistato la città più intellettuale. Studentessa del liceo artistico e poi dell’Accademia di Belle Arti, nel 2009, ancora giovanissima, espone con una pittorica a Palazzo Steri, con Ecotravelart, esperienza che la colloca tra gli artisti emergenti della città. Nel 2010 Francesca partecipa a un’altra collettiva al Loggiato San Bartolomeo “Imaginarie – Letture visuali”, promossa dalla Provincia Regionale di Palermo, in cui firma un dittico in acrilico su tela dai toni cupi del grigio e del nero per rappresentare la tragedia dell’Olocausto secondo Primo Levi. Nel 2014 alla Galleria Artetika con “Metamorfosi”, 17 dipinti su tela, che raccontano il percorso di rinascita.
Nel 2015 il suo impegno artistico per un’altra collettiva “InContemporanea ArteAttiva”, un grido d’allarme lanciato al mondo, una SOS silenzioso per aiutare l’arte del territorio a uscire dallo stato di indifferenza e apatia in cui versa da troppo tempo.
Francesca è di poche parole, mentre mi parla di sé finiamo sulla sua storia personale: le lunghe ciglia indugiano una frazione di secondo in più, i grandi occhi neri sono velati dall’emozione:-” Dipingere queste donne è raccontare il coraggio di essere felice vivendo la storia d’amore con un ragazzo nordafricano. Questa storia mi ha spinto a tirare fuori la forza creativa che da tempo sopiva… non so come abbia influito però so di certo che è stata una cosa naturale. Sono stata e sono una persona fortunata, gli affetti familiari sono importanti e solidi, ma penso che ognuno di noi ha sempre il bisogno di trovare fuori dal proprio nido, dove siamo coccolati e protetti, qualcuno che ci aiuti a capire chi siamo veramente. Un giorno, dopo un periodo difficile, ho deciso di guardare con altri diversi chi mi stava vicino e che in realtà non vedevo…mi sono innamorata e allora ho capito che l’amore mi aveva reso libera. Avevo la sensazione di poter fare tutto e che niente avrebbe potuto fermarmi ed è quello che ho cercato di esprimere attraverso i miei dipinti. Per la prima volta ho capito che per me dipingere significava potere esprimere le mie emozioni. Quello che volevo raccontare attraverso i miei colori era l’ Amore, sentimento fortissimo nella sua semplicità. Volevo raccontare con i colori tutto ciò che mi aveva fatto innamorare , la chimica del primo abbraccio, l’Amore che sentivo attraverso gli occhi del mio uomo, come ho imparato ad amarmi grazie a lui!”-.
L’ arte pittorica in Francesca è intuizione emotiva: capire significa contenere, concepire, portare sino al compimento. Nel processo creativo della giovane artista palermitana accade proprio questo: il frutto luminoso affiora grazie ad una forte partecipazione affettiva.
La sede della coscienza simbolicamente è nel cuore, non nella testa, è ciò che sta in direzione dello sguardo, è sentimento, il cuore è la sede della forza creativa, la capacità di trasformazione dell’energia primordiale in virtù.