Su Facebook? L’arte si censura, i culi no!

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Il bronzeo Nettuno di Jean de Boulogne, meglio noto come Giambologna, è stata voluta dal vicelegato pontificio Pier Donato Cesi nella seconda metà del XVI sec. per adornare una delle più splendide piazze d’Italia, un luogo unico sull’orbe terracqueo e far compagnia e gara ad altri indiscutibili e assoluti capolavori come il Perseo di Benvenuto Cellini e il gruppo di Ercole e Caco opera di Baccio Bandinelli che impreziosiscono Firenze. Un ambasciatore papale è il suo committente dunque, colui che si pone in controtendenza sul pensiero allora dominante della Controriforma scaturita dal Concilio di Trento, e che vuole una possente divinità pagana nello splendore della sua nudità, allo scopo di rendere ancora più bella e potente Bologna, la propria patria, infischiandosene di quello che stava compiendo a Roma il pittore Daniele da Volterra, che mettendo le “mutande” ai nudi di Michelangelo nella cappella Sistina, si guadagnerà il soprannome universale di “Braghettone”.

L’ARTE SU FACEBOOK SI CENSURA…

Culi su Facebook
Culi su Facebook

Qualche ora fa, il luogo virtuale deputato ad ogni libertà, Facebook, il social per antonomasia, si è rivelato nella sua più reale essenza di vero e proprio demiurgo orvelliano, arrivando là dove neppure le più tristi menti del bacchettonismo religioso di fine Rinascimento erano mai giunte: Censurare l’immagine del Nettuno perché “nuda”, ma non è un unicum né una novità. La libertà virtuale – nel vero senso della parola – di Facebook ha già colpito altre volte l’arte in nome di un non ben chiaro politically correct, infatti vittime della sua iconoclastia sono state  il dipinto contemporaneo della pittrice belga Evelyne Axell, dak titolo Ice Cream, la Sirenetta simbolo di Copenhagen –pornografia allo stato puro – per tacere dellaver oscurato il ben noto quadro di Gustave Courbet, l’origine del mondo… più sessualmente esplicito di così! Ma l’apotesi la raggiunge con la cassazione dello studio della mano destra di Erasmo da Rotterdam di Hans Holbein. Non osiamo immaginare cosa potrebbe aver fatto Erasmo con quella mano!

Il social di Zuckerberg è uno strano contenitore. Puoi trovarci opere d’arte, censurate per un pisellino di bronzo, e, al contempo, un oceano di volgarità, bestemmie, fondo schiena e sesso triste e virtuale.

«Al fuoco, al fuoco! L’ignoranza ha dato fuoco al mondo» gridava uno straordinario Vittorio Gassman sul finire di quel film poco noto quanto splendido che è “Fantasmi a Roma” impersonando appunto lo spettro errabondo di un eretico pittore, Giovanbattita Villari detto Il Caparra, finito sul rogo a cavallo tra il Cinque ed il Seicento. Questo è ciò che sta succedendo, sempre, costantemente e ogni giorno di più. senza che però molti se ne rendano conto: l’ignoranza sta distruggendo il mondo.

…SENI E SEDERI INVECE NO