La propria Patria o la propria passione? Che amara scelta si pone dinanzi ai bistrattati artisti italiani. E pensare che la nostra Patria, l’Italia, era la terra dell’arte e del mecenatismo…
Questa difficile scelta se la pone quotidianamente anche il regista Giovanni Cismondi, friulano d.o.c., nato ad Udine, classe 1959. Una vita per il cinema, quella di Giovanni: dall’Inghilterra al Senegal, dalla Rai a Mediaset, fino agli States. Un cinema diverso, un cinema che non fa dell’ignoranza e della volgarità il suo cavallo di battaglia. E di questo paga dazio. Un sagace Tony Capuozzo introduce la fiction di Cismondi in memoria dell’alpino Riccardo Giusto, primo caduto italiano della 1° Guerra Mondiale.
Ma su tale tematica Cismondi ci riserva delle sorprese: infatti, oltre alla fiction, Cismondi ha dato vita ad un docufilm che in questo momento concorre per un premio americano, e proprio per questo non può darci altre informazioni al momento, per non incorrere in qualche violazione del regolamento del concorso. Cismondi ha partecipato ai concorsi di Torino, Trieste, Londra, Berlino, New York e di tante altre prestigiose sedi. E quando vien chiesto a Cismondi su cosa ha improntato la propria arte, lui risponde immediatamente: “sui valori perduti. Il cinema di adesso ha perso tutti i valori, diventando cinema di consumo, commerciale; quello di oggi, non è il cinema degli anni ‘70-‘80. Oggi, persino la Disney, da sempre marchio di garanzia per le famiglie – continua Cismondi – presenta all’interno delle proprie produzioni dei “segnali subliminali” (e talvolta nemmeno tanto sublimali), che influenzano in maniera ambigua e negativa le nuove generazioni”.
Cismondi critica duramente il mondo cinematografico di oggi: “La cosa più grave del cinema di oggi, secondo me, è la totale mancanza di quella linea che delimitava in maniera inequivocabile il bene dal male, separandoli. Oggi, nel cinema (persino in quello d’animazione), ci sono segnali massonici e segnali che riflettono la teoria gender come normalità quotidiana ed incontrovertibile. Il cinema è di chi lo fa, ed oggi il cinema quindi è la rappresentazione della caduta di tutti i valori della famiglia e della persona: il disordine più totale.”
Aspre critiche ma progetti positivi e posizioni non stantie: a Cismondi non piace certo restare a guardare senza far nulla; cita il film “Cristiada” come esempio controcorrente al nichilismo del cinema odierno: “Cristiada, pur boicottato dalle grandi case di distribuzione, ha raggiunto risultati eccellenti grazie al tam-tam”. E proprio da Cristiada, Cismondi intende ripartire: “Inserire all’interno di un progetto cinematografico tutti quei valori che oggi mancano al cinema, è un progetto che mi piace. Piace a me, ad una registra londinese ed ad uno scrittore italiano: insieme stiamo lavorando ad una sceneggiatura che contenga e premi questi valori. Incredibilmente abbiamo anche trovato degli ottimi canali per la produzione, ma so già che sarà difficile ottenere il successo, visti i temi trattati”.
Sarcastico, conclude: “Se avessi deciso di produrre un film scandalo intitolato ‘Cinquanta sfumature di grigio in Vaticano’ sono certo che avrei potuto distribuirlo in tutto il mondo ed avrei anche vinto qualche nomination; quando invece si decide di fare un film un po’ più ‘pulito’, ecco che si chiudono tutte le porte. Il cinema come lo intendo io, capace di trasmettere valori importanti, è un contributo importante per il mondo e le nuove generazioni.”