La dolce Matera non è come sembra. Da isola felice alle ecomafie

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download-10L’ennesimo caffè del distributore fece effetto sul commissario Bonanni risvegliando la sua colite. La rogna quotidiana era arrivata e lui non era riuscito neanche a bere un buon caffè. Si prospettava una giornata in salita. Allentò il nodo della cravatta e i suoi collaboratori capirono che tirava aria di guai. A Matera non succede quasi mai niente, non ci sono grandi casi di cronaca di solito. Ma, perché chiaramente c’è un ma, quando le acque si smuovono emergono degli orrori da prima pagina.

Tommaso Carbone non ha molti punti comuni con il suo personaggio, lui si è laureato in Pedagogia, insegna alle elementari e non dà certo la caccia ai criminali per le vie del paese lucano.  Se non quando diventa il Tommaso Carbone scrittore.

“Il rione dei Sassi è un posto unico nel suo genere, così come la Murgia Timone. Con le loro caverne e i mille anfratti naturali sono dei luoghi che si prestano bene ad ospitare crimini e criminali. Anche se nella realtà Matera è la classica città di provincia un po’ sonnolenta”

Ma quando si sveglia escono fuori inchieste come quella della Procura di Potenza e della Direzione nazionale antimafia che ha coinvolto il Centro Oli Eni di Viggiano…

“Nel mio romanzo Non avrete scampo (Libromania/De Agostini ed) il tema è quello delle ecomafie, dello sversamento e dello smaltimento illegale di rifiuti. Qualche settimana dopo la pubblicazione del libro è uscita la notizia di Viggiano, una vicenda che vede coinvolti vertici di società importanti. Negli ultimi anni in particolare si sono verificati alcuni episodi inquietanti. È una regione dove ci sono delitti e misteri irrisolti. La Basilicata è strana da questo punto di vista ed è stata per molti anni considerata un’isola felice”.

Cosa intende?

“Che è stato un luogo immune da fenomeni e contaminazioni malavitose. Il fatto però è che la Basilicata è un crocevia stretto tra Puglia, Campania e Calabria, delle regioni caratterizzate da infiltrazioni mafiose importanti. Negli ultimi anni le organizzazioni criminali presenti in questi territori limitrofi hanno allungato i loro tentacoli verso questa regione vergine”.

Lei comunque crede che sia ancora un’isola felice…51nmicpvwvl

“Sì, sicuramente. Al di là di episodi sporadici, non ha fenomeni paragonabili a ‘Ndrangheta, Sacra corona unita e Camorra”.

Che ruolo ha Matera in questo contesto?

“Ha fatto da catalizzatore a tutta la periferia, intesa anche come paesi limitrofi. Matera è stata vista come un centro in cui poter confluire. È il luogo in cui si trova l’ospedale, l’università, ci sono le scuole superiori. C’è un esodo continuo dalla miriade di paesini isolati e che devono fare i conti con un costante abbandono da parte dei suoi abitanti. Di anno in anno invecchia”.

Com’è la periferia di questa tranquilla città di provincia?

“È la classica periferia delle piccole città. Matera ha avuto uno sviluppo urbanistico anomalo. Pur avendo una popolazione di 50 mila abitanti ha un’estensione ampissima. Le sue periferie scontano i problemi di tutte le periferie d’Italia: una marginalizzazione dovuta all’assenza di servizi, di strutture e centri per il tempo libero e lo svago. È formata da quartieri dormitorio. È piuttosto squallida”.

Qual è il luogo più degradato della città vent’anni fa?

“La zona dei Sassi negli anni ’70 e ‘80 ha subito un abbandono completo, soprattutto a seguito dello22549_sassi_matera svuotamento dei Sassi ordinato negli anni ‘50. Passeggiare per i Sassi alla fine di quel periodo dava un senso di squallore e desolazione. C’erano grotte in cui chiunque poteva entrare per spacciare e drogarsi”.

La situazione oggi?

“Adesso è un’altra cosa. I Sassi sono diventati luoghi esclusivi con alberghi a 5 stelle, pieni di locali. C’è stato un risanamento totale”.

È una città che si sta trasformando?

“Sì, sta facendo i conti con molti cambiamenti. Matera è stato a lungo uno dei poli del salotto, c’erano molti artigiani. C’era stata una prosperità economica legata a quest’industria. Poi gli imprenditori hanno iniziato a delocalizzare in Romania e in altri paesi. E adesso ci si confronta con la disoccupazione e lo spopolamento”.