Nel volo e nella velocità le forme si sciolgono e gli uomini diventano eroi

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screenshot_2016-10-19-18-27-16-1Le frecce tricolori che giocano a rincorrersi nel cielo cupo di El Alamein e lo rinfrescano con i colori di casa. L’elicottero dell’Aeronautica Militare che soccorre, svelto e imprudente, i superstiti dell’alluvione in Campania. O ancora il turbinio di fasci luminosi e densi che sospinge il velivolo ad elica di Francesco Agello, il sottufficiale pilota della Scuola di Alta Velocità di Desenzano che ha raggiunto, nel 1934, il primato assoluto in velocità per apparecchi siffatti. Sono solo alcuni degli spaccati di storia dell’aviazione che Marcella Mencherini, Aerofuturista del 2000, come l’hanno definita, ha sapientemente impresso sulla tela.

La pittura aeronautica italiana, confinata quasi del tutto nella dirompente esperienza futurista, si riscopre nel pennello dell’artista aretina, che strappa il genere dalla tradizione realista anglosassone e lo riporta nel suo antico alveo, lo rende tutto nostrano, meno fotografico e più empatico, intimamente reinterpretato. Se pur moderni nello stile divisionista e non schizofrenici nelle linee, i quadri dell’artista hanno ancora il sapore di futurismo nella capacità straordinaria di rendere il dinamismo del cielo scosso dai motori e nell’adrenalinica determinazione ad esaltare la velocità.

In ogni scia di colore, in ogni contorsione acrobatica dei macchinari aerei si percepisce, infondo, il godimento che deriva dal soddisfacimento del più proibito sogno umano, quello di volare, di ricongiungersi al cielo. L’uomo, nell’arte della Mencherini, compare raramente ma è sempre protagonista, con i suoi talenti e le sue passioni. Dietro ogni aereo c’è l’uomo che inventa e che sperimenta e dietro le immagini ci sono storie di imprese, di gloriosi primati e di sacrifici. Il sacrificio degli aviatori 14801116_10206182697560945_1850906075_nitaliani durante le due guerre mondiali. Il sacrificio del colonnello de Pinedo che con il maggiore Del Prete e il motorista Zacchetti trasvola l’Atlantico nel febbraio del 1927, tre mesi prima che l’americano Lindbergh riesca nella stessa prova. Il sacrificio di chi si è lanciato in un’atmosfera ancora ignota con veicoli di legno e telo, affinché si potesse passare, nell’arco di un secolo, “dal muoversi a cavallo al girare il mondo in poche ore”.

Da quando, a seguito di una stretta collaborazione con l’Aeronautica Militare, la pittrice toscana si è aperta all’aeropittura contemporanea, le sue opere sono oggetto di prestigiose mostre in tutto il territorio nazionale e due di queste “Le ali della buona novella” e “Fulco Ruffo di Calabria” possono vantare l’esposizione rispettivamente nei Musei Vaticani e nella collezione della famiglia reale del Belgio. Scoprire l’arte di Marcella Mencherini significa tuffarsi nell’italianità più autentica, quella della genialità e dell’audacia, significa perdersi fra racconti lontani, racconti di cielo e di mare, di uomini impavidi e umili, di quelli disposti a cedere la vita per un paese migliore, con meno ostacoli e distanze ridotte. Significa provare, da fermi, il gusto del volo che è, anzitutto, il gusto della libertà.