Maledite gli smartphone e tornate a dipingere l’Italia eterna

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 Tommaso Ottieri, San Satiro. Olio su tavola, 110x130 cm, 2016. Collezione privata.
Tommaso Ottieri, San Satiro. Olio su tavola, 110×130 cm, 2016. Collezione privata.

In un periodo in cui l’unica connessione accettabile ed urgente è quella tra il pc ed internet, cosa c’è di più glorioso di eternare i luoghi della propria vita, della propria nascita, della propria infanzia; e ancora meglio, tra novelli Newton, profeti della fotografia secondo Instagram, di farlo in maniera materica, reale, dignitosamente concepita con l’arte? Le immagini tornano ad avere un significato vitalistico e realistico, un peso, che, per una volta, non è quello di archiviazione su un Cloud.

Cosa c’è di meglio, per glorificare il tempo secondo la legge della contingenza e del buon gusto, con la consapevolezza di una mano che lavora su una tela e, una volta tanto, senza il ricorso alla virtualità, di “commissionare (o far commissionare da amici o famigliari) una veduta della vostra città, o paese, oppure un suo dettaglio monumentale (una chiesa, un palazzo, un ponte, un teatro…)” per  “inserire i vostri luoghi nel circuito dell’arte contemporanea” ma soprattutto per “eternare il vostro amore per le vostre radici”?

Se poi a compiere questo atto di dignità artistica e collettiva, a memoria d’uomo e del tempo, è Tommaso Ottieri – massimo paesaggista italiano vivente -, allora l’operazione assume un senso qualitativo assoluto. La memoria corre giustificata, a Richard Lassels – al senso primario del suo sentire -, a Jean Baptiste Camille Corot, a William Turner, a Massimo D’Azeglio – sì, il patriota che amava dipingere paesaggi -, e al gesto di Bellezza nazionalpopolare commesso con dedizione dall’aristocrazia: il Grand Tour. Ottieri si lancia in un nuovo Grand Tour, in una connessione verticale con la tradizione, nel senso più prezioso dell’eterno Ritorno – per non recitare l’eterno riposo – alle nostre radici, ma anche in quello più concreto, in un tempo in cui gli occhi notano lo spazio circostante, ma non lo guardano; lo sentono ma non lo assorbono, distratti dal frastuono dei luoghi virtuali, della velocità siderale che fa apparire tutto fumoso come in una zuffa alla Tom e Gerry. 

Camillo Langone

A dare notizia di questa pregiatissima iniziativa l’uomo che traspose, col coraggio della raffinatezza, gran galanteria di questi tempi, il brutale selfie digitale in una tela reale, tornando all’origine sostenibile, riscoprendo la virtù del ritratto – mitopoietico, allegorico, elegante -, Camillo Langone, ideatore del premio “Eccellenti Pittori”, che ogni anno va a caccia dei migliori artisti del pennello sparsi in Italia, vinto nell’ultima edizione proprio da Ottieri: “Il pittore napoletano, vincitore quest’anno del Premio Eccellenti Pittori – Brazzale (in giuria Camilla Baresani, Edoardo Nesi, Nicola Porro, Franco Maria Ricci, Roger Scruton…) e del Premio Pio Alferano (presidente della giuria Vittorio Sgarbi), in questi mesi realizza su commissione quadri capaci di sublimare, trasfigurare, valorizzare artisticamente grandi e piccole località del Bel Paese con il suo inconfondibile stile

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