Tra alchimisti e samurai, l’eterna suggestione di Lara Martinato

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40x50-olio-su-tavola-2016-untitledAvete già incontrato Lara Martinato su queste pagine e, sarà un caso, ma in questo momento ho davanti agli occhi la costa del libro della Taschen Alchimia e mistica, elemento scenografico che ben si addice all’introduzione di questa pittrice evangelicamente nel mondo ma non del mondo (farà bene?, farà male?). Il suo percorso pittorico parte dal figurativo e, seguendo la via di una sana iconoclastia, giunge alla smaterializzazione dell’elemento figurale. Ma non si tratta di pittura aniconica: l’immagine sopravvive come “respiro”, residuo dell’idolo.  Come avete già avuto modo di sapere, alchimia e misticismo fanno parte integrante della produzione di Lara Martinato, ma forse non siete ancora a conoscenza del fatto che si è arricchita di ulteriori suggestioni. Ecco perché siamo andati a trovarla nel suo studio milanese.

Lara, ci spieghi come coesistono nella tua pittura gli alchimisti e i samurai?

Coesistono come la morte e la rinascita, cioè come un passaggio di stato. Per il samurai la vita è attesa della morte: è un semplice passaggio, come il fiore del ciliegio, che muore in un giorno. Anche l’alchimista vive per la morte e per la rinascita. Non a caso ho tatuato sul corpo dell’androgino samurai il cinquantesimo emblema dell’Atalanta Fugiens, cioè il drago che bacia la donna nella tomba, che sta a simbolizzare la morte e la rinascita e che è tatuato sulla maggior parte dei corpi alchemici che dipingo.

Hai visto il film “Ghost Dog il codice del samurai“?

No

Male. Rimedia al più presto. E quando, come un Rōnin, perderai il tuo padrone, cosa farai?

Mi suiciderò con una dose tripla di oppio, ma spero di non perderlo mai, perché il mio signore è qualcuno che ancora non ho incontrato, quindi magari farò in tempo a vederlo in questa vita! Se avessi un padrone, combatterei fino alla morte per lui, per il mio signore. Il mio è sicuramente nell’altra dimensione, perché in questa vita non ho padroni o signori. Ma, come ben sai, questa vita è solo un passaggio:  il mio signore sta nell’altra dimensione, ecco perché mi suiciderò per raggiungerlo! Scherzo. Il suicidio è un atto d’onore…

Ma il tuo signore potrebbe essere la pittura?

No. Per me la pittura è una necessità, un mantra, una preghiera, una meditazione, è ciò che mi completa, è l’energia che devo “tirar fuori” ogni giorno per riconoscermi, per vedermi, materializzando ciò che ho nel cuore e nella testa. Il mio signore non è qui su questa terra, ora non ho signori

Allora questa e’ una ragione in più per guardare Ghost Dog. Quando dipingi una figura umana, lo fai per vedere com’è fatta dentro di sé? A cosa risponde il tuo immaginario quando dipingi?

Dipingevo le persone per capire come fossero. E dipingevo tanto me stessa. Mi chiedevo chi fossi e chi gli altri: da qui le serie Corpo e animaContemporary Faces e Out of Me. Poi ho incontrato l’alchimia e da quel momento il corpo è andato sempre più scomparendo: ora nella mia pittura c’è solo la luce del corpo  e credo che arriverò al suo annullamento totale: vedi?, ho già iniziato con la foglia oro, dove, del corpo, rimane solo la sagoma. Sto salendo sempre più, sto smaterializzando sempre più fino a raggiungere l’essenza: il mio immaginario mi porta a sentire la perdita di quello che chiamiamo immagine e forma. Questo è lo stato che vorrei raggiungere: forse è per questo che non sto tanto bene su questa terra! Prima, in pittura, ero più “corporea”…

Londra Parigi N.Y. Berlino Milano e un buen retiro lontano dai clangori del mondo: cosa è meglio per un povero artista italiano, pittore per giunta?

Sicuramente è importante viaggiare e vivere in diverse città come ho fatto io. Assorbirle, “mangiarsele”, di giorno, di notte, senza paura, incontrando tutti, dal regista affermato al delinquente. Poi a un certo punto perdi questa “mania” del viaggio  e senti il bisogno del buen retiro, come lo chiami tu: solitudine, non-luoghi…

Dipingi per soldi?

Beh, mi mantengo con la pittura. Ma sarei pronta anche a privarmi del cibo, pur di continuare a dipingere.

Quanto c’è dei riferimenti letterari nella tua pittura? Pensi che sia importante il fatto che la gente li possa cogliere?

I riferimenti letterari sono più che altro un ideale, un “percepito”, una sostanza acquisita. Nella mia pittura voglio che si ricordi l’essenza di quel che ho letto -i Cantos di Ezra Pound, i trattati di magia e di alchimia, però non voglio che appaia la citazione, altrimenti farei un lavoro didascalico. Voglio invece esprimere ciò che ho acquisito leggendo e amando quel poeta o quel pensatore, che sono entrati a far parte di me: come nella poesia Histrion di Pound, l’anima dei grandi mette radici dentro te. Loro sono i miei amici! Tutti quelli che mi ispirano sono…gente morta! Hanno sofferto tantissimo, quindi la mia è anche una forma di riscatto, come quando ho fatto la mostra su Pound a Palazzo Cusani, un riscatto per lui, tanto disonorato in vita. E’ bello ricordare, per portare onore al poeta che fu.

Se ho ben capito stai azzerando progressivamente la materialità dei soggetti, ma non tanto fino alla distruzione dell’immagine, quanto piuttosto verso un suo…”assottigliamento”

Hai fatto centro. La mia non è una distruzione, ma una rappresentazione di ciò che sarà: pura energia, anche se è pur sempre una rappresentazione dell’essere umano, proprio perché noi siamo fatti di questa energia. Non miro al vuoto o all’annullamento della materia, ma alla ricerca del divino

Ma non è che pensi come Gianfalco Papini che ognuno di noi sia Dio?

No. Noi dobbiamo tendere a somigliare a Dio sapendo che non raggiungeremo mai la Sua perfezione. Io credo in Dio come l’Essere Supremo cui dovremmo tendere.

Se non fossi Lara Martinato, chi saresti?

Sarei Lara Martinato. Magari con un altro nome, ma sarei sempre io. Sento così tanto la mia presenza, che non potrei immaginarmi in un altro corpo. Ma se dovessi rinascere, rinascerei samurai! Sarei un guerriero, uno che va in giro con la spada!