Esce per Algama l’official ebook “Fenomenologia di Diabolik”, scritto da Andrea Carlo Cappi, che sul ladro più famoso di sempre aveva già pubblicato quattro romanzi. Stavolta Cappi ne racconta in un saggio tutti i segreti. Ecco il suo intervento su Ilgiornaleoff
Link al libro:
FENOMENOLOGIA DI DIABOLIK
(di Andrea Carlo Cappi)
È appena uscito in ebook da Algama Editore il mio libro di non-fiction intitolato Fenomenologia di Diabolik, autorizzato dalla casa editrice Astorina, ovvero il marchio storico della sorelle Giussani. L’ho scritto per assecondare la mia passione nei confronti della celebre serie a fumetti, ma anche per saldare un debito nei confronti di Diabolik. Quando avevo sei anni, nell’arco di pochi mesi tra il 1970 e il 1971 ho incontrato sulla carta e al cinema personaggi e storie che mi avrebbero influenzato profondamente come scrittore: i film di Hitchcock, quelli di 007, gli spaghetti western, i romanzi di Sandokan e Yanez. E Diabolik.
Negli anni ho raccolto molte altre suggestioni, da autori italiani, angloamericani, spagnoli e latinoamericani. Ma quella della serie creata dalle sorelle Angela e Luciana Giussani nel 1962, due anni prima che nascessi, è una delle più presenti anche a livello inconscio. Come Diabolik ed Eva Kant, molti dei miei personaggi seriali sono antieroi, nel senso che agiscono al di fuori della legge e compiono azioni non condivisibili, ma i loro avversari sono eticamente molto peggiori e vanno affrontati nell’unico modo possibile, cioè sul loro stesso terreno. I miei eroi noir, al pari di Diabolik, sono anticorpi generati dalla stessa società in cui vivono. Chi ha letto le mie storie con Carlo Medina e Mercy “Nightshade” Contreras, killer professionisti impiegati rispettivamente nel settore privato e nei servizi segreti, sa a cosa mi riferisco.
Ma è proprio sulle storie di Nightshade che si proietta l’ombra delle sorelle Giussani. In pratica, senza accorgermene, con Nightshade ho scritto un quasi-Diabolik al femminile, trasportandolo dall’universo immaginario della sorelle Giussani a quello dello spionaggio internazionale.
Avevo un debito da ripagare al personaggio che, senza saperlo, avevo derubato. E rubare a Diabolik, come potete immaginare, può essere molto rischioso. Perciò ho scritto i miei romanzi originali con protagonisti Diabolik ed Eva. Ma, per passare dal ruolo di lettore a quello di autore e riprendere negli anni Duemila la tradizione anni Sessanta-Settanta dei romanzi di Diabolik, ho dovuto compiere un viaggio di ricerca nel suo mondo, il percorso che racconto oggi in Fenomenologia di Diabolik. Il libro raccoglie aneddoti, curiosità, retroscena e osservazioni interessanti di autori che se ne sono occupati. Ricorda la rivoluzione portata da Diabolik nel mondo del fumetto e nella cultura popolare, descrive il suo passaggio dal fumetto al romanzo, al cinema e alla televisione. Ma ciò che distingue questo libro dagli ottimi testi precedenti che cito in bibliografia è l’analisi della psicologia dei personaggi principali e l’esame – talvolta in chiave ironica – delle regole che dominano tanto Clerville quanto l’intero mondo alternativo della serie.
C’è un aspetto, in particolare, che distingue Diabolik dai grandi criminali di fantasia che lo hanno preceduto e seguito. Fantômas è un’incarnazione del male assoluto, senza redenzione ma anche senza una propria identità al di fuori del crimine. Arsène Lupin è un vero ladro gentiluomo che non a caso a volte si trasforma in detective dilettante, mentre suo nipote Lupin III è in fondo un eroe picaresco. Parker – il criminale di Richard Stark portato sugli schermi, tra gli altri, da Lee Marvin, Mel Gibson e Jason Statham – è dopotutto un uomo che sa fare bene il suo sporco mestiere.
Ma Diabolik, ladro per nulla gentiluomo, non è né malvagio per natura né delinquente per professione. Si dedica al crimine perché questo è il ruolo che gli ha consegnato il destino, l’identità che si è costruito con gli elementi che ha avuto a disposizione. È un estremo, simbolico ribelle nella società in cui si è inserito, scegliendo da solo le proprie regole. Che a volte, paradossalmente, possono persino essere più nobili delle nostre.