Va in scena la vera Cenerentola: Cenere, una non fiaba

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Cenere “Sarà tutto come ho immaginato?
Principe “Ma sì, te l’ho detto: sarà tutto rose e fiori. Rose e fiori fino alla fine del mondo…
Cenere “Ti amo
Principe “Bene, siamo qui per questo. Hai da accendere?

cenere 04Accademia Bordeaux & Fonderia 900 presentano Cenere, un’opera teatrale scritta da Marco Andreoli e diretta da  Massimiliano Davoli con la collaborazione di Daniele Pilli e Cristiana Vaccaro.

Era il 1634 quando Giambattista Basile scrisse “Lu cunto de li cunti” all’interno del quale vi era il racconto da cui è tratto il testo di Cenere: La gatta Cenerentola.

Scritto in dialetto napoletano, Basile fu il primo a riproporre un racconto di tradizione popolare dal quale i fratelli Grimm, diedero vita ad una delle fiabe più famosi di sempre: Cenerentola, che noi conosciamo principalmente grazie alla produzione del cartone animato Disney del 1950. La versione originale della Gatta Cenerentola aveva tinte decisamente più fosche di quella che noi conosciamo fatta di topolini e uccellini blu, inoltre risulta avere dei contenuti sorprendentemente moderni.

Marco Andreoli per il testo di Cenere ha deciso di conservare dell’originale i passaggi più cruenti: l’amputazione delle dita dei piedi e del tallone di Anastasia e Genoveffa da parte della madre e l’altrettanto crudele scena nella quale i tordi, amici dell’ormai principessa Cenere, cavano gli occhi alle perfide sorellastre.

L’autore, infatti, scrive Cenere con l’idea di scrivere una non fiaba, un dramma dunque, denso di significati ed allegorie. A metà dello spettacolo una scena richiama due famosi romanzi del novecento: “Le Metamorfosi” di Kafka, nel caso di uno scarafaggio che si riscopre uomo e “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” di Robert Louis Stevenson, nel caso di un impiegato dell’anagrafe colpito da un forte mal di testa.

Lo spettacolo da questa scena in poi si trasforma diventando più crudo e più intenso, decisamente realista e a tratti cinico, come nel finale quando Cenere delusa dalla vita che il matrimonio con il principe ha saputo offrirgli, torna dal topolino, non con convinzione, ma con lo spirito di chi sa di optare per una seconda scelta.

Lo spettacolo fornisce un’interpretazione della fiaba di Cenerentola diversa, fatta “di illusione ecenere 01 disillusione, di sadismo, di amore omicida, di cecità, dell’ineluttabilità del destino. E di speranza.” Così recita il testo di presentazione dello spettacolo che dal 23 al 26 Giugno ha avuto vita per la prima volta all’interno dell’Accademia Bordeaux di Furio Camillo a Roma, dove giovani attori di talento hanno saputo interpretare con grande intensità ruoli non sempre facili, aiutati da un testo molto interessante e da una regia che ben si adattava alla bella sala nella quale lo spettacolo teatrale ha avuto luogo.

Massimiliano Davoli, regista di corti e documentari, con Cenere è alla sua prima regia teatrale e ha saputo sfruttare questo elemento come un vantaggio riuscendo a dare una chiave di lettura non convenzionale ad un’opera che di convenzionale ha ben poco.

L’accademia Bordeaux ha proposto uno spettacolo degno di un buon teatro off romano e non un semplice “saggio” di fine anno, frutto di un lavoro fatto di impegno e dedizione e di una preparazione di livello: infatti gli insegnanti dell’Accademia sono tutti ex allievi della scuola di teatro più importante d’Italia: l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico.