Ecco perché c’è stato il Brexit (veramente)

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La tempistica era stata studiata secondo revival storico. L’intervento dall’Italia in Libia, ad esempio,  come nel 1911, giusto un secolo fa. Poi tensione e servizi nelle solite aree calde di oggi come di ieri, dai Balcani al Mediterraneo orientale.

Infine il casus belli, il cavillo territoriale che dà fuoco alle micce. Dopo la Bosnia del 1914  e Danzica del 1939, nel 2014 toccava alla Crimea, già ben sperimentata nella vittoria (per gli occidentali) del 1854.

L’anniversario della Grande Guerra era pronto per essere festeggiato. L’Ucraina offesa avrebbe dichiarato guerra alla Russia con l’aiuto di americani e inglesi. Il presidente Usa, democratico come nel ’14 e nel ’39, nero come gli altri due erano stati uno razzista, l’altro invalido, teneva i fogli da firmare pronti sulla scrivania. Ex premier inglesi da mesi conferenzavano per il mondo sul buon diritto della nuova guerra. 

Obtorto collo, sarebbero seguiti i francesi, poi gli italiani, dopo il solito annetto di ritardo e le solite mazzette distribuite ai soliti Pr. Come al solito scandinavi, spagnoli e svizzeri si sarebbero dati alla neutralità. Tutto il mondo, pacifista e non, austriale ed equinoziale avrebbe dimenticato immigrazione, religione, fame e droghe per il titanico evento della Guerra Grandissima.

I tedeschi impappinati , invischiati nella loro doppiezza, sarebbero stati rimessi al loro posto, colpevoli di due guerre e del virus leninista, padre di due macchine di sterminio.

Il frontman dei nemici storici, la Russia, sarebbe stata presa alla sprovvista, impreparata e disunita, di fronte all’entusiasta richiamo alle armi di polacchi, finni e lituani. Il backstage avverso, la Cina, sarebbe stata intimorita (ma anche sollevata) dalla letterale eliminazione dalla cartina della Corea del Nord.

Finalmente le spese dell’armamentario nucleare avrebbero avuto un senso come l’occupazione afghana delle cui motivazioni in pochi avevano serbato la memoria.

Tutto questo risiko, ridicolo nella sua narrazione, ma tremendamente serio negli uffici delle difese, dei servizi e dei relativi mercati che pregustavano il successivo piano postmarshall, è andato a vuoto. I timidi ucraini hanno tentennato e gli europei spaventatissimi hanno messo tutti i bastoni possibili nelle ruote.

Nessun revival. Niente Guerra Grandissima. Nessuna nuova balance of power. Ancora il gran casino di 20 medie e grandi potenze e la miseria di temi da 4 soldi come Calais, Ventimiglia e Lampedusa. Non ci sarebbe stata nemmeno la tanto ben preparata rivoluzione capitalista cinese del 2017. Dire che erano già pronti i libri sul tema. 

Gli americani si sono incazzati sfogandosi in sanzioni e presidenziali. Gli inglesi – Cameron già si vedeva nuovo Churchill – l’hanno presa peggio. Non si fa così, si sono detti. Di solito l’Europa ed il mondo si incasinano, poi arriviamo noi con la right policy.

Ed hanno sbattuto la porta, aprendoci una breccia grande così. Addio Europa, firmato Brexit.