Paolo Rosa, mitico fondatore di Studio Azzurro, ha sempre espresso la convinzione che l’arte possa essere un catalizzatore delle nuove energie creative derivanti dall’ambito della tecnologia e dei nuovi media, condividendo con queste realtà sapienze ed esperienze. Ma per fare questo l’arte deve dimostrare di sapere cambiare i propri codici, anche in maniera radicale se necessario, procedendo “fuori di sé”.
Oggi le riflessioni di Rosa sono state assorbite dall’arte contemporanea, come mostra la personale Monster ID del duo artistico Marotta & Russo, inaugurata al Whitelight Art Gallery di Milano a cura di Martina Cavallarin.
I due artisti hanno presentato nello spazio di via Copernico alcune installazioni, fotografie, stampe digitali e video che indagano i simboli e i linguaggi della nuova cultura digitale. Particolarmente espressive le due opere Not Found e No Avatar che riflettono sull’immagine del profilo che gli utenti normalmente inseriscono per iscriversi ai social network: un’icona che rappresenta una sorta di nuova doppia identità della persona e che tende a sopravvoporsi al profilo reale.
Nelle loro opere Marotta & Russo traducono, smontano e riassemblano la realtà digitale (e tutte le idiosincrasie che da essa derivano), senza l’intenzione di giudicarla, ma con la voglia di condurre lo spettatore nella loro personale visione e analisi dei nuovi media. In particolar modo, analizzano l’interfaccia tecnologica tra la realtà esperibile e quella fittizia del digitale, anche se la realtà virtuale, imitando quella reale, tende sempre di più a coincidere con essa.
L’allestimento della mostra è volutamente labirintico per rispecchiare la complessità del reale provocata dalle nuove tecnologie, quel magma di informazioni e dati che tracimano ogni giorno dai Social.