L’intimità in mostra contro il politicamente corretto

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Il 21 giugno, solstizio d’estate, è la notte delle streghe, quando le suddette lamie si danno convegno in qualche bosco per i loro incanti e malìe. Ma se foste con loro, un impegno urgente vi obbligherebbe ad abbandonare il sabba, in fin del conto sareste assenti giustificati e poi, col dono dell’ubiquità, non avreste tutti questi problemi con lo spazio e con il tempo.

La notte del 21 giugno coinciderà (anche) con l’inaugurazione della mostra Cazziefiche (d’ora in poi C&F, siamo in fascia protetta), curata dai due artisti Ivano Sossella e Massimo Kaufmann. Guai a chi marca visita.

Coadiuvati dai “colleghi” artisti Carlo Spoldi, Yari Miele, Lorenzo Fioranelli e Lucrezia Zaffarano e supportati dalla gallerista coreana HJ Jung e dall’editore Marco Genzini, Ivano Sossella e Massimo Kaufmann hanno chiamato a raccolta ottantasei artisti con la loro interpretazione iconografica del C&dellaF attraverso diversi mezzi espressivi: pittura, disegno, scultura, fotografia, installazione sonora.

E dove li metti gli ottantasei artisti e le loro opere? Naturalmente su un’altalena, per la precisione nello spazio LALTALENA di via Binda 7 a Milano.

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La solita provocazione? Ma siamo in un’epoca contrassegnata da un conformismo mai visto prima, quando nelle università e nelle mostre si mettono al bando letterati e filosofi e artisti per non offendere la sensibilità di corpi sociali e culturali in presunta minoranza, mentre il masculu e la fimmina vanno incontro ai loro slittamenti semantici in nome della modernità.

Saranno artisti di provincia, artisti del c…

Io non credo: forse non conosco tutti e cento gli artisti a convegno (ma un uccellino mi ha fatto qualche nome), in compenso conosco Ivano Sossella e Massimo Kaufmann e so fin da ora che C&F sarà una mostra còlta: nessuna furbata, niente pezzi facili.

Il titolo, poi, anziché chiamare in causa stati di cose che esistono solo nel cervello di chi li inventa e paraventi d’eccellenza, cose tipo “geometrie del sentimento” e blah blah blah, parte dal basso e chiarisce fin da subito cosa (NON) si vedrà in questa mostra: niente porno, niente sesso, niente che non siano semplici e naturali C&F.

Qualcosa di più di un compendio di anatomie e qualcosa di meno di una mostra roboante, utili solo ai filologi ingialliti e alle farfalle nella pancia. Di certo sta trionfando il politicamente corretto insieme alle mostre d’arte femminile mentre la sindaca di Colonia prega le donne di non provocare con la beltà della loro giovinezza i buzzurri ubbriachi.

E allora, in mancanza di una maschia mostra del ca**o come contraltare che completi le suddette mostre in quota rosa a nome dello yin e dello yang, ben venga lo sbaffo gaiamente professionale di una collettiva fatta esclusivamente di C&F. Perché, come diceva un grande cantore e amatore della vita, tutto il resto è noia.