Pratt, Toppi, Bonelli, Giardino e Crepax: lunga vita al fumetto italiano

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“Letteratura disegnata” così la chiamava Hugo Pratt, due semplici parole per esprimere l’essenza del fumetto.

Mattia Sparagana, romano, editore e  proprietario di scm edizioni. Dal 1998 alla Galleria Spazio Corto Maltese di via Margutta prima e via Fabio Massimo poi, sono trent’anni e anche più che si occupa di fumetti, con la testa di chi già alla fine degli anni novanta aveva capito che il fumetto è arte e come tale va trattato.

Mattia, parlare del fumetto in generale è un po’ come parlare del romanzo, quanti generi esistono, quali sono i più diffusi?

Innanzitutto una prima distinzione può essere operata tra fumetto da edicola e fumetto d’autore. Il primo genere vede in Bonelli il più alto rappresentante, suoi infatti sono Tex, il fumetto più venduto di sempre, Nathan Never, Dylan Dog e tanti altri. Il prodotto da edicola, essendo “di massa” resiste alle crisi e continua ad essere un prodotto vendutissimo. Diversa sorte sta avendo invece il fumetto d’autore, più di settore e messo in crisi da vari fattori tra cui la vendita su web che di fatto limita quel rapporto particolare che c’era tra il libraio e l’appassionato del libro cartonato. C’è da dire anche il fumetto d’autore in Italia non ha mai avuto il successo che meritava. Ricordo ancora quando morì Hugo Pratt: vidi al tg delle immagini dell’autore e subito pensai che fosse morto, ma in effetti se fossi stato in Francia avrei pensato ad una nuova pubblicazione. In Italia era impensabile che si parlasse di Pratt al tg solo per l’uscita di un suo nuovo libro, mentre in Francia succedeva ogni volta.

Il fumetto d’autore e quello da edicola sono due categorie così separate, oppure esistono degli ibridi?

Ci sono degli ibridi senza dubbio. Penso ad esempio a grandi autori come Guido Crepax che hanno disegnato personaggi talmente di successo da farli diventare “di massa”, come è successo per Valentina o anche con Corto Maltese di Pratt. Oppure un esempio al contrario può essere fatto con il personaggio di Ken Parker, nato da Bonelli, poi messo da parte ha visto una rinascita “autoriale”con Ivo Milazzo e Giancarlo Berardi.

Invece cosa mi dici dei manga e dei comics? Che influenza hanno avuto sul fumetto italiano?

Voglio dire che i giapponesi sono tecnicamente molto bravi e insieme ai comics hanno fortemente influenzato i disegnatori di oggi. Le case editrici emergenti nate negli ultimi anni e che stanno avendo un discreto successo rappresentano al meglio quest’influenza nippo -americana, inoltre sono lodevoli perché cercano di trovare un incontro tra il fumetto d’autore e l’edicola.

Cosa pensi di tutti i festival, premi, fiere e mostre dedicate al fumetto, si dice che stia vivendo una nuova primavera, sei d’accordo?

Più ce ne sono meglio è, ma se trovo un difetto è che in questi festival si mischiano molti generi, ad esempio i cosplayer (persone mascherate da personaggi dei fumetti, ndr) con il fumetto d’autore non c’entrano nulla.

Cosa succederà al fumetto fra 20 anni?

Super classici a parte,  il fumetto d’autore degli anni 70 morirà. Cambierà, si trasformerà e forse ci sarà un nuovo momento di boom. Non so se saranno tutti come zerocalcare, lo definiscono il nuovo Pazienza, ma per me esagerano, mi sembra più una moda del momento. Continuo a preferire, Hugo Pratt, Sergio Toppi, Vittorio Giardino e Guido Crepax.