Si parla di uno sgombero immediato da parte dell’amministrazione Capitolina dello spazio Teatro La Comunità. È lo stesso Giancarlo Sepe a lanciare l’allarme dal suo profilo Facebook. Ripercorro incredulo ad occhi chiusi l’intera avventura di questo teatro (44 anni), dirimpettaio del Cabaret Ristorante Il Puff, sito in via Gigi Zanazzo nel cuore di Trastevere. Sepe è uno dei maestri della scena italiana tra i più polemici, contraddittori, lunari e per questo creativi e simpatici. Assieme al teatro dell’Orologio, La Comunità ha rappresentato un periodo “aureo” della ricerca, dell’impegno, delle possibilità espressive date agli emergenti, delle originali proposte. Mario Moretti all’Orologio prediligeva la scrittura, la nuova drammaturgia, Sepe in ottanta posti ha fatto volare la fantasia con omaggi al cinema, reinvenzioni, scritture sceniche tratte da romanzi, biografie(chi di voi ha visto il suo Oscar Wilde?) e poi dissolvenze, contrappunti, attacchi eversivi alla corruzione del mondo borghese non perdendo mai quello stupore, il gioco infantile, che è il sale dell’arte teatrale.
La molla sepiana è l’amore, la passione, la vitalità ( da Ballando ballando passando per Cardio Gay); ma il suo è anche alto artigianato: illumina la scena come pochi. Negli anni Settanta/Ottanta nascerà un movimento assieme a Giancarlo Nanni del Vascello, Simone Carella del Colosseo, Remondi & Caporossi o Memé Perlini, che qualcuno chiamerà Scuola Romana. Chi vi scrive si è esaltato, ha gioito, sofferto, sobbalzato davanti alle sue creazioni. Interi pomeriggi a provare, sudare, totalmente immersi nell’ascolto delle colonne sonore dei film di Kubrick muse ispiratrici di quelle personali visioni che da lì a un mese si trasformeranno in veri e propri spettacoli compiuti e memorabili. Un appello dunque: Onorevole Ministro Franceschini, Direttore dei Teatri dott. Ninni Cutaia, Commisario Tronca: i problemi amministrativi si risolvono.
Sepe dichiara che dal 2009 c’è un contratto che aspettava solo di essere notificato e controfirmato. Il suo non è un Panama Papers né tantomeno lui è un furbetto del quartierino. Basta cercare in qualche scaffale del Campidoglio, mettere un timbro e pagare qualche arretrato. Vi preghiamo però di non far calare per sempre il sipario sulla Comunità: teatro piccolo ma grandissimo per la sua sperimentazione antica e modernissima, che ha ancora tanto da dire e da dare alla cultura di questa città.