“Che noia la borghesiuccia intellettuale italiana”

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Ninni Bruschetta ci concede quest’intervista mentre fa jogging. L’attore per sua natura è errante, erra: sbaglia e va avanti. L’arte non si può insegnare, si può trasmettere attraverso l’esperienza; e l’esperienza è la somma delle fregature che hai preso nella vita. Nel suo ultimo libro” Manuale di sopravvivenza dell’attore non protagonista” edito da Fazi, ci sono capitoli gustosi, umani, amari; retroscena ironici e sinceri sul mestiere della recitazione.

Ninni, nel tuo libro parli del sistema Teatro come un apparato di “corruttela morale”!

Io a teatro non ho mai recitato. Il mio mestiere è il regista teatrale. Ho cominciato a 19 anni facendo l’aiuto a Martone e a De Capitani e in teatro ho fatto solo il regista. Ho avuto una compagnia di produzione riconosciuta per vent’anni e adesso sono al Teatro di Messina. Io parlo di “borghesiuccia” intellettuale. In Italia esiste una borghesiuccia intellettuale ammantata di colorazione politica, a dir poco sbiadita. Io appartengo alla sinistra vera. Vedo uno scoloramento generale (anche a destra). Un vagolare nel nulla. Non ci sono idee, solo operazioni per mantenere lo staus quo. Ecco: il salotto! Tutto è digestivo, convenzionale, mascherato da teatro antico d’avanguardia. Non basta dire. Il teatro istituzionale dice e basta, il teatro vero rapprenta; questi non rappresentano. Fanno salotto.

Sei severo…

Bisogna essere più severi con il teatro. Nella tv la trovi un po’ di merda. In televisione, oggi, nel nostro Paese, tutto parte non dal prodotto ma dall’operazione.

Spiegati meglio

Prima si costruisce a tavolino il progetto, si decide l’attore protagonista, la serie, il regista, e alla fine dovrebbe venir fuori l’idea…

Ninni Bruschetta in Boris

Ma?

Ma molte cose sono prive di idee.

Dammi un filo di speranza. Fammi un nome giovane nel panorama teatrale che potrebbe invertire la tendenza.

Michele Sinisi. Il teatro c’è intendiamoci. La mia Stagione a Messina è bellissima. È il sistema che non funziona. Così come il disinteresse della carta stampata, anche quella in via di estinzione. Le critiche ce le leggiamo solo noi.

E il tuo libro?

Lo legge chi legge generalmente i libri. Un 15% di fan ci sono, che si vogliono fare la foto e magari non lo leggono neppure. Il mio mercato editoriale non è il mercato televisivo.

Nel tuo libro descrivi un animale strano: l’attore protagonista di fiction. Vive appartato nella sua roulotte, parla solo con il suo agente, si nutre di cestini più buoni di quelli dei paria suoi simili…

(ride) Io sono molto tenero con queste figure. Avrei potuto dire cose imbarazzanti. Figure anomale create dalla cattiva scrittura e dalle operazioni. Quando tu paghi un protagonista quasi la metà di quanto ti costa il film. Punti tutto su di lui. Chiedi all’incompetente sceneggiatore di farlo parlare sempre, di sbilanciare completamente il film sul protagonista. E fai un cattivo servizio al film e anche al protagonista. Io ho fatto un film dove prendevo cento volte meno del protagonista.

E quando il protagonista è cane o raccomandato?

Prendono lui perché devono prenderlo e poi il film lo fanno gli altri. Lo racconto nel libro: Come funziona una fiction. Ci sono anche dei produttori intelligenti però anche loro vittime del sistema. Il sistema ti impone di prendere l’attore, quello famoso e non di spessore, poi accanto ci devi mettere quelli che sanno recitare e magari si nota di meno che il protagonista è cane. Come noterai perché hai letto il libro, non mi piace fare i nomi.

Ninni Bruschetta in Squadra Antimafia
Ninni Bruschetta in Squadra Antimafia

Un altro aspetto: finisce il film e l’attore protagonista si dissolve.

Esattamente. Ci sono dei giovani famosi che, nel breve periodo di lavorazione, si nutrono del tuo lavoro, della tua professionalità e poi finito il film spariscono.

Dove vanno?

Ingoiati dalle ingerenze, dalla violenta promozione pubblicitaria, dagli agenti che selezionano per loro. Pensa che c’è un attore che conosco di appena quaranta anni, farà due film l’anno, ha l’ufficio stampa personale.

Qualcuno si è offeso leggendo il tuo libro?

Io mi limito a dire le cose come stanno. Nessuno si può offendere.

Quanto conta la professionalità?

La professionalità è fondamentale. Non devi soltanto rivendicare professionalità. Devi essere professionista. Sicuro del tuo lavoro.

1 commento

  1. Ho un figlio attore. Ha 33 anni e tra l’altro si è diplomato al Piccolo di Milano nel penultimo triennio tenuto da Luca Ronconi. Il famoso regista si è avvalso dell’allievo in opere diverse ed è stato un vero dolore per tutti gli allievi e per il teatro Mondiale. la sua scomparsa.
    Oggi Andrea. tale il nome di mio figlio è in tournet in germania con una compagnia di Piacenza.
    Ama tremendamente il Teatro e non si concede ad alcuna’altra forma di spettacolo sottoponendosi con vera professionalità ai tanti sacrifici che comporta questa arte.
    Mi accingo a scrivere queste poche righe perchè mi addolora vedere gente che si reputa attore senza aver conosciuto cosa significa studiare tanti anni prima di potersi fregiare di questo titolo e i sacrifici che comporta e il poco apprezzamento di tale Arte specialmente per i giovani che con tanto ardore la perseguono. Con stima Vincenzo Coppone.

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