Presso lo spazio Carlo Pozzoni Fotoeditore, a Como, è in corso un’importante mostra. L’artista brianzolo Antonio Teruzzi propone il suo nuovo percorso di Fondi Persi con il lavoro PENSARE ALL’UOMO a cura di Ilona Biondi. La mostra non include solo opere pittoriche (lo strumento più congeniale a Teruzzi), ma anche sculture di natura molto diverse tra loro, oltre alle bellissime incisioni realizzate su tavolette di legno e su copertine di vecchi libri. Per l’occasione è stato realizzato il terzo volume della collana le anse dedicato all’arte nei suoi molteplici aspetti. L’esposizione sarà aperta sino al 2 aprile
Il pianeta artistico di Antonio Teruzzi è suscitato dall’irruzione di un fantastico che cambia non certamente definizione alla natura ma ne tramuta la pelle e il peso in immagini che trasecolano fuori dai rigidi rimandi al trompe l’oeil e alla verosimiglianza. La scultura e la sua arte diventano il punto di una nuova partenza, l’origine di un’altra origine dell’uomo o donna del ritratto, tutte figure di personaggi, di forme. Un clima eroico regge le sue immagini, immerse nell’alveo di una tempesta che solo le immagini forti possono reggere. Non esistono piccole sensazioni, sentimenti tenui e delicati, ma una temperie che forgia ogni elemento e lo sposta verso un nuovo clima, fortemente determinato e marcato. Antonio Teruzzi tempera la vibratilità del Novecento e del nuovo millennio attraverso il recupero di uno spirito espressionista e, modifica il clima mediterraneo e solare mediante un bagno dentro le acque sulfuree e gelate di una temperatura che spinge verso l’assoluto, allontanando l’immagine dal clima relativo dello stato d’animo e dell’intimismo. La materia prende nuova vita e diventa un’altra espressione di carne e corpo.
Dice Carlo Pozzoni, che ospita la mostra: “ Ho conosciuto Antonio qualche anno fa grazie a Ilona Biondi e sono rimasto subito folgorato sulla via di Damasco. Antonio fa parte di quegli artisti – sempre più rari – che sono in grado di esporsi con tale schiettezza nelle proprie opere da riuscire a coinvolgerti nel loro mondo. Questo aspetto ci ha costretto a deviare parzialmente dalla forma degli altri volumi pubblicati nella collana le Anse: per presentare adeguatamente la concezione artistica di Teruzzi nella sua totalità, abbiamo incluso non solo le opere esposte nella mostra, ma anche immagini fotografiche che raccontano altre sfaccettature del suo lavoro. Sono stato più volte nello studio di Antonio Teruzzi e ho sfruttato il mio personale occhio fotografico cercando di restituire la personalità artistica dell’autore, inserendomi in quella che lui chiama fratellanza artistica, uno sforzo collettivo che utilizza mezzi espressivi diversi per veicolare un messaggio di interesse comune. Le opere qui racchiuse fanno parte di un più ampio progetto multimediale intitolato Fondi Persi. L’allusione del titolo a un verso del Paradiso dantesco – «o ver per acque nitide e tranquille, / non sì profonde che i fondi sien persi» – è in realtà la chiave di lettura dell’umanesimo di Teruzzi. L’espressione fondo perso nella lingua italiana rimanda al tema del dono e della gratuità. L’agire gratuito e fine a sé stesso rappresenta per Antonio un modo di vivere più autentico, più umano appunto, rispetto a un’esistenza immersa nella materialità, nella quotidianità e – sono parole dell’autore ma voglio sottoscriverle – nella gabbia d’acciaio delle logiche di mercato e di scambio che invadono le nostre interazioni. Il tema dell’uomo spiega anche la scelta del titolo della mostra: Pensare all’uomo”