“Ultrapiatti”, mai prendere la cucina troppo sul serio

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Appetitose fotografie da assaporare con lo sguardo. In un divertente e originale progetto creativo, curato dai fotografi Paolo Belletti e Marco Disarò, in collaborazione con lo chef Nicola Cavallaro,  che ha tutta l’intenzione di  ironizzare sull’universo culinario italiano che,  molto spesso, si prende troppo sul serio. Dodici scatti per dodici ricette della tradizione gourmet nostrana, in cui oggetti del quotidiano sono accostati in modo ludico ai cibi. Salumi, ortaggi e frutti, pur mantenendo la loro forma originaria, perdono la loro reale identità attraverso una nuova estetica fotografica. Mix surreale nato dalla fantasia degli ideatori che simpaticamente sottolineano come “nessun piatto sia stato maltrattato per la realizzazione delle immagini”. Il progetto “Ultrapiatti” è diventato un calendario pubblicato in edizione limitata, in cui l’osservatore può gustare, attraverso una chiave di lettura pop, le suggestioni di universi di colore immaginifici legati per analogia a reali prelibatezze italiane, descritte con didascaliche citazioni nei sottotesti degli scatti.

Si passa dalla “Soppressa istantanea”, in cui una fetta di salame diventa idealmente una polaroid (con tanto di spiegazione su come nella tradizione veneta il celebre insaccato si accompagni alla polenta calda), ai piselli da “sparare” nel piatto, con atmosfere da far west, per la ricetta dei “risi e bisi”, il cui soffritto prevede, tra l’altro, l’utilizzo del pesto di lardo. La pizza è un disco sul  grammofono, da impastare senza lievito ma con malto di riso mescolato a farina e succo d’arancia. Senza offesa per gli amici napoletani, si tratta di una rivisitazione del piatto italiano per eccellenza. Gli asparagi, da servire con le uova, hanno un effetto esplosivo in foto, i funghi chiodino si affiancano al martello, quasi fossero pronti per essere appuntati sul  muro ( da servire bolliti). E poi, le zucchine flambée diventano candele, con il consiglio di cucinarle a rondelle fritte in padella o bollite (poco) senza stracuocerle, la mortadella è un indumento da stirare, i carciofi “alla giudia” si presentano come i fiori di un vaso, il tramezzino è un dolce spuntino da mangiare con il té delle cinque. La “zucca pelata”, da cucinare al vapore mescolata a uvetta, pinoli e cipolla, è una divoratrice in cuffie di musicassette d’antan. Tra uno scatto e l’altro, non mancano consigli per affrontare il caldo. Il limone, che diventa una pallina da tennis, può trasformarsi in un ottimo “sciroppo” rinfrescante se il succo è  bollito con lo zucchero, raffreddato in frigo e servito  poi con la menta. Il gelato, invece, è un “dessert illuminato”, e le boule sono due lampadine. Così Belletti e  Disarò celebrano l’oggetto di food design made in Italy più ammirato nel mondo, svelando una curiosità ai non addicted: il cono è nato successivamente per necessità mentre prima, l’illustre dessert, veniva  confezionato dai cuochi di Madame Caterina de’ Medici con ostie di pane.

Estro, creatività e consigli utili per reinterpretare piatti tipici o alimenti della cucina italiana attraverso un progetto artistico che strizza l’occhio alla quotidianità e all’arte culinaria, giocando  con gli eccessi. Estremizzando, grazie all’immaginazione che si traduce in fotografia, la realtà contemporanea.