Che vergogna lasciar marcire il castello di Sammezzano

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Di epoca romana. Forse, no. Ci dormì Carlo Magno. Forse, sì. Medievale, o, forse, no. Costruito nel XVII.Ma “nato” veramente nel XIX.

Il Castello di Sammezzano, a Reggello. A quattro passi da Firenze.

Il “papà” vero, il “creatore” di tanta magnificenza e variopinta bellezza fu, in realtà, Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona. Marchese per nascita, architetto e ingegnere per passione e non per diplomi, appassionato d’arte e d’Oriente, ci dedicò quaranta e passa anni della propria caleidoscopica esistenza ottocentesca. Ne progettò le nuove forme e ideò le innovazioni; lo coronò del bel parco che lo arricchisce di mille e mille presenze “verdi”.

Il castello, grazie a Ferdinando, divenne uno scrigno di rare ricchezze. Il massimo esempio di architettura orientalista in Italia. Dalla Sala d’ingresso, del 1853, fino alla Torre centrale dell’89, passando per il Corridoio delle stalattiti (1862) e la Sala da ballo del 1867.  Una sorta di castello delle fiabe, in cui il Marchese visse il proprio buen retiro dalla vita pubblica cittadina. La creatura più bella e perfetta che un illuminato possa avere come compagna dei sogni e dei risvegli. Dopo la sua morte, però, la luce del castello cominciò, giorno dopo giorno, a perdere d’intensità, di orgoglio e di nobiltà.

Divenuto albergo di lusso dopo la seconda guerra mondiale, passò di proprietà di una società internazionale nel 1999, che, però, non è in grado di occuparsene più. Dopo due aste andate deserte, oggi agonizza nel cuore del parco, un tempo lussureggiante e abitato da ben 57 gigantesche sequoie secolari, migliaia di piante esotiche (senza contare gli esemplari maestosi di araucaria, cedro dell’Atante, cedro del Libano, quercia, acero, yucca, ginepro, tiglio…), ed elementi architettonici di pregio. Trattandosi di un bene privato, l’amministrazione pubblica non interviene. C’è giusto un comitato di cittadini che tenta di occuparsene, organizzando qualche visita annuale.

Gli infissi stanno cedendo. I vandali sono già entrati varie volte. Aspettiamo di ritrovarcelo occupato dalle truppe cammellate di irregolari? Vogliamo proprio vederli, i jeans appena lavati nelle tinozze di fortuna, scolare appesi ai fili tirati da una finestra all’altra? Ci facciamo bivaccare famigliole di disorientati, nelle sale orientali di una delle più antiche ricchezze italiche?

#cosedapazzi

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3 Commenti

  1. Ho vissuto un mese e mezzo al castello di Sammezzano in primavera 1982 dove una azienda farmaceutica proprio lì faceva i corsi per i nuovi assunti come me .
    Ho dei ricordi incredibili soprattutto del castello come era fatto ; ma basta guardare le foto .Stanze medioevali intervallate da stanze moresche
    Una tale meraviglia valeva una visita ; per non parlare del parco con piante tropicali rare e secolari .
    E che panorami da lassù .
    Ora apprendere queste notizie mi intristisce . Non riesco più ad arrabbiarmi di fronte a questa totale mancanza di amor proprio . La peggior amministrazione per il più bel paese del mondo .

    Ma le autorità locali dove sono , i toscani di una volta orgogliosi delle loro bellezze dove sono andati a finire . Lasciamo perdere ; è meglio che finisca qui .

  2. Che epoca squallida: non abbiamo più la voglia di lasciare niente di ‘costruito’; vogliamo solo saziarci di viaggi, di benessere, sesso, un po’ di beneficenza, magari una casetta, senza esagerare. E ci crediamo saggi. Siamo tutti zingari e migranti, direbbero i ‘progressisti’. Certo: tanto non ci frega più niente di niente!

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