ANCHE IO ERO OFF, al telefono con SELVAGGIA LUCARELLI.
Per i nostri lettori ne riproponiamo l’intervista.
Prima di essere seguitissima sul tuo blog, “Stanza Selvaggia”, hai esordito come autrice e attrice di commedie teatrali con Max Giusti, che per tanto tempo è stato il tuo compagno. Ci racconti un episodio OFF di quel periodo? Un aneddoto particolare che ricorda dei tuoi inizi…
In realtà non c’è un aneddoto particolare, a parte forse il fatto che mi sia fatta un mazzo così e abbia allestito uno spettacolo che si chiamava “Il Grande Sfracello”, che all’epoca era una parodia del Grande Fratello, e fu un grandissimo successo a Roma, vennero Garinei nonché Vanzina a vederlo, e alla fine presero a lavorare Max Giusti… e io niente, rimasi a casa, un po’ scornata! No, in realtà fui molto contenta per lui, questa cosa mi fece ridere e mi fece capire che la carriera dell’attrice non faceva per me.
È stato lì che poi hai deciso di darti ai blog e a una realtà differente, rispetto a quella interpretativa?
Sì, è stato un po’ quello: scrivevo molto per Max e non avevo mai scritto per me stessa. Poi un mio amico, Claudio, mi regalò il blog per il mio compleanno e sperimentai un po’ anche la scrittura su e per me stessa, cosa che non avevo mai fatto fino a quel momento.
Hai nominato la scrittura… a proposito del tuo romanzo, “Che ci importa del mondo”? Doveva invadere le librerie, ma così non è stato…
È successo che il secondo capitolo era a Beirut con Dell’Utri e… quindi non si è trovato più. Questo incidente di percorso poi in qualche modo ha amplificato la notizia dell’uscita del libro, per cui non so se prenderlo bene o male. La ragazza dell’editing si è scordata di mettere 20 pagine, succede anche questo… in realtà non era mai successo, credo sia l’unico caso nel mondo dell’editoria! Ma va bene così, quando sei un caso unico fai sempre parlare di te.
Mi sono documentato, e credo che sia proprio un caso unico…
Considerato che esce qualche migliaio di libri l’anno, è proprio un primato.
Visti i tuoi interventi, spesso sottilmente – o forse neanche troppo sottilmente – taglienti, è stato il karma?
Che io abbia un karma molto imprevedibile e particolare non si discute. È anche un argomento piuttosto frequente con le mie amiche. Però, devo dire che è anche un karma divertente, perché non sai mai quali persone metterà tra le ruote, quale salita ci sarà dietro l’angolo, quale curva… e ci sono anche tante discese. C’era un sacco di gente che gufava: tutti gli scrittori e le scrittrici frustrati che pensano che la vita abbia tolto loro qualcosa, perché non hanno successo, spesso riversano le loro frustrazioni sugli altri.
La protagonista del tuo libro è Viola, un’opinionista TV di successo, che vive sola con il figlio Orlando. Ha un pubblico femminile che la ama, uomini che la temono. Lei si protegge dall’amore, però ha ancora un ex nei suoi pensieri… tu hai detto che c’è pochissimo di autobiografico, però io insisto, perché sono una carogna, e ti chiedo quanto di te e Laerte c’è in tutto questo?
Di me e Laerte davvero non c’è praticamente nulla. È una parte della mia vita che non ho messo minimamente nel libro, perché è il padre di mio figlio e mi sembrava indelicato trattare dell’argomento in qualsiasi maniera. Infatti, anche la figura dell’ex marito nel romanzo non è assolutamente somigliante a quella del mio ex marito nella vita: è una sorta di procuratore calcistico che piange e va in giro per il mondo, non c’entra proprio nulla con lui. C’è molto di autobiografico in altro: sicuramente c’è stato un ex che ho faticato a dimenticare, ma non è stato il mio ex marito, la grande difficoltà di incastrare la vita privata con il lavoro, e il bambino Orlando assomiglia molto al mio Leon. Però di autobiografico c’è poco.
La mamma e il figlio e basta, nessun ex reale portato nella finzione?
Direi proprio di no. Ci sono dei piccoli elementi qua e là, ma sono solo un punto di partenza. Mi sembrava davvero da mitomane fare la mia autobiografia a 39 anni, tanto più che non ritengo di avere una vita così interessante. E poi, un’autobiografia coinvolge tutte le persone che sono inciampate nella tua esistenza, e non mi sembrava un’operazione delicata.
Il tuo libro, ovviamente, ha ottenuto consensi e stroncature. Elisabetta Ambrosi ne ha fatto una recensione un po’ stroncante e Gad Lerner pare averla difesa, questa sua stroncatura…
Non è proprio così, ha difeso il concetto dei rosiconi. Ma in realtà non era neanche una stroncatura, era un’elucubrazione sulle mie tette. Non c’era neanche un’analisi di quello che avevo scritto.
Ma perché hai detto: “Mo’ è solo la sinistra a parlare di tette”?
Perché adesso la destra ha dei costumi più sobri, apparentemente. Mentre noto che l’unica stroncatura in questo senso, in cui si dà voce alle mie tette, è nata da un giornale decisamente di sinistra e l’unico che ha difeso questa giornalista è stato Gad Lerner. Insomma, sull’argomento tette ci si sono buttati a capofitto: ho scritto tanto altro nella vita e non li ho mai visti così coinvolti!
Anche Checco Zalone ti ha dato della tettona!
Beh, ma Checco Zalone mi ha dato della tettona perché è un sessista e evidentemente non accetta l’idea che una donna piacente e con le tette possa esercitare la libera professione di giornalista, nonché di pensatrice e di critica.
Ma pensi che lui ci sia o ci faccia, in questo? Quanto è personaggio e quanto realmente è sessista?
Non lo so. Battute del genere tradiscono una certa indole… non ti vengono dal cuore, se non hai un atteggiamento sessista nei confronti delle donne. Non credo proprio che ad Aldo Grasso avrebbe fatto una battuta così volgare su una notazione estetica.
Hai fatto una polemica anti sessista contro Zalone, però ti sei scagliata contro quella della Boldrini, quando ha criticato l’imitazione della ministra Boschi fatta da Virginia Raffaele a Ballarò. Perché?
Beh, perché lì si tratta di essere ironici e autoironici. Nell’ironia e nell’autoironia non vedo del sessismo, lo vedo invece nel fatto di chiedere che non venga fatta la parodia di un ministro donna. Tra l’altro, una parodia divertente, che non conteneva nulla di offensivo. Ritengo questo un atteggiamento assolutamente retorico e noioso e politico, che non ha nulla a che fare con la difesa dei diritti delle donne.
Quindi è differente rispetto alla posizione di Zalone…
Due cose completamente diverse. Non sei simpatico a darmi della “tettona di cui non ti ricordi il nome” alludendo a una critica – credo legittima – che ho scritto su un giornale. In cui tra l’altro non c’era nulla di particolarmente feroce nei suoi confronti. Anzi, c’era anche una difesa del suo film: dicevo che mi ero molto divertita, che lui mi piace… avevo detto solo che non era un film adatto ai bambini, soprattutto figli di genitori separati. Quindi, tra tutte le critiche che gli sono piovute addosso, questa mi sembra anche una delle più morbide.
Allora, Selvaggia, facciamo un gioco. Completa la mia frase: “Tanto la letteratura di Moccia sta ai bimbiminkia, quanto quella della Lucarelli sta…”
Ai sentimentali.
E così, scopriamo una Selvaggia sentimentale…
Lo è. Il libro è dedicato ai sentimentali, quindi sono sicuramente una persona che si espone e vive i sentimenti. Non vedo perché una donna caustica non possa esselo, tra le due cose non c’è contraddizione.
Intanto ho citato il tuo dire “la letteratura di Moccia sta ai bimbiminkia”…
Ma quello non l’ho detto io, credo che sia un punto fermo…
Qualche tempo fa postasti sui tuoi social, su cui sei attivissima e ti seguo, un attacco contro le gatte morte. Adesso però mi devi fare i nomi: una gatta morta dello spettacolo e una gatta morta della politica…
Una gatta morta della politica è forse un po’ Lara Comi, che ha questi atteggiamenti un po’ sornioni e un po’ da beghina che non so quanto poi le corrispondano. Forse sì, comunque l’atteggiamento è quello, così misurato, e anche il look morigerato e sobrio fa un po’ gatta morta… poi in realtà credo che sia altro nella vita. Dello spettacolo ne ho in mente almeno un paio di cui non ti farò il nome perché il concetto di gatta morta in realtà io lo trovo abbastanza offensivo, sotto un certo punto di vista. Soprattutto nel mondo dello spettacolo. Perché comunque tradisce un atteggiamento paraculo per arrivare a occupare posti importanti o meno importanti in salotti televisivi. E ne conosco…
Dai, dicci un nome…
No, non ci penso proprio. Però ti posso dire che ce ne sono tante: mandano messaggini a mariti e fidanzati, a capistruttura e direttori e passano le giornate così. Questo è il loro lavoro, essenzialmente.
Proprio perché ti seguo sui social, so che una volta hai pubblicato in merito a una discussione che hai avuto con Leonardo Metalli, una vostra conversazione privata. Tu cosa pensi delle intercettazioni sbattute in prima pagina? Non ti sembra che sia un modo per far venire meno la democrazia nel nostro paese?
Sì, però stiamo parlando di due cose leggermente diverse. Qui stiamo parlando di una persona che diceva di non conoscermi e di non aver mai avuto alcun contatto con me, e siccome c’erano online messaggi in cui dimostrava di conoscermi e esprimeva stima nei miei confronti, ho pubblicato tre righe di conversazione che non è che tirassero fuori chissà quali scheletri dagli armadi…
Ma ti sei beccata una querela?
Ma no, ci mancherebbe. Ma poi non è che i messaggi dicessero chissà che cosa, probabilmente se Metalli mi avesse scritto cose che andavano a ledere profondamente la sua privacy non l’avrei mai fatto. Io non condivido affatto le intercettazioni e credo che siano una violenza inaudita perché per quanto si possa aver commesso reati o indecenze di varia natura, credo che quello che è privato debba rimanere privato, oppure secretato e visto solo da chi di dovere, da chi deve poi emettere una sentenza e si deve fare un’opinione. Le cose in piazza o i titoloni sui giornali non mi piacciono al di là della parte politica che coinvolgono.
Tu segui “The Voice”?
No, pochissimo. L’ho guardato soltanto per pochi minuti per farmi un’idea sui giudici, perché mi interessavano come personaggi, però la gara non la seguo.
A noi interessa proprio la tua posizione sui giudici, perché leggendo delle tue affermazioni mi ha fatto ridere leggere che “Cocciante sta ai talent quanto Gianni Alemanno sta al Ballo delle Rose”…
Ora Cocciante non c’è più, mi sembra di capire… era chiaramente inadatto al ruolo. Poi comunque il giudice dev’essere anche un personaggio carismatico, e mi pare che Cocciante per quanto sia bravo e preparato non lo fosse, tant’è che non ha fatto più la seconda edizione, ma anche perché avrà altro da fare, grazie al cielo. Mi sembra che il personaggio di “The Voice” fosse soprattutto J-Ax, è chiaro che fosse in un vestito che si era cucito addosso benissimo…E questo è molto importante. Per il resto, Pelù non mi faceva impazzire, la Carrà non mi è simpatica…
Non ti è simpatica?!
No, per niente.
Lo sai che in Italia non bisogna parlar male della Carrà, di Sophia Loren e della pizza… ci sono delle istituzioni…
Io, siccome me ne frego, dico che non mi è simpatica. Soprattutto perché la vedo sempre forzatamente sorridente e buona e non scommetterei sul fatto che nella vita sia davvero così accomodante. Ci sono tante persone che hanno lavorato con lei e non tutte raccontano di una persona esattamente affabile nel privato.
E delle sue borchie? Insomma, ha un’età…
Ma sì, quello ci sta. Anche se secondo me tutto quello che fa ammicca un po’ troppo al mondo gay. E a me, tutto quello che sembra escamotage per accaparrarsi la simpatia di quel mondo, sta un po’ antipatico.
Tu tra l’altro piaci molto al mondo gay…
Ma io non faccio nulla per piacere al mondo gay. È così semplicemente perché sono me stessa e non devo coltivarmi nessuno. Sono molto felice se sto simpatica al mondo gay, perché evidentemente trovano che in qualche modo io rappresenti un tipo di donna che a loro piace. Ma non farei mai nulla, e sarebbe anche molto facile, per accaparrarmi le loro simpatie. Noemi, invece, non la vedevo tanto nel ruolo di giudice.
Grazie, Selvaggia, sono molto felice che la batteria del tuo telefono abbia retto per tutta l’intervista.
È sempre molto imprevedibile… come gli uomini!