Dalla tradizione magnogreca al design: l’arte orafa del maestro Sacco

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Pregiati reperti archeologici comprovano l’attività orafa ben radicata sin dall’antichità in Calabria,  ove si sono intrecciati saperi di varia origine, frutto dei frequenti scambi economico-culturali con diverse civiltà e popolazioni, succedutesi sul territorio calabrese.

In particolar modo, la più pregevole produzione orafa è rintracciabile a Crotone, culla della civiltà magnogreca, contraddistinta da una preziosa eredità culturale.

Proprio l’arte magnogreca, con richiami al bizantino e barocco, caratterizza la lavorazione degli artigiani orafi crotonesi. Il massimo esempio è il Maestro Gerardo Sacco che di recente ha inaugurato una piccola wunderkammer nella storica via della Dolce Vita romana (Via Margutta ndr), accrescendo sempre più i successi e i riconoscimenti conseguiti, nel suo mezzo secolo di attività, in ogni parte di mondo, grazie alla collaborazione con i suoi tre figli e un team di trenta dipendenti .

«Mio padre venne a mancare quando ero piccolo, e il mio patrigno dopo la quinta elementare non volle più farmi proseguire gli studi. Era intenzionato a farmi imparare il mestiere del muratore, ma mia madre si oppose, e mi mandò da un suo cugino barbiere. Proprio in quel salone, un giorno arrivò un cliente che cercava un aiutante nel suo laboratorio orafo. E così, a soli 11 anni mi avvicinai al mondo dell’arte orafa» così, il Maestro crotonese che incontriamo nel suo laboratorio, immerso tra preziosi monili e impegni importanti, racconta la fatalità con cui ebbe inizio la sua attività.

L’ interesse per l’arte orafa, però, ben presto crebbe, e il giovane Sacco dinanzi al suo maestro che “non aveva molta creatività, bensì era un perfetto esecutore che non esitava a fondere i monili di fattura arbereshe che i clienti gli portavano in cambio” comprese che la passione si stava tramutando in un mestiere, così sviluppò il profondo desiderio di esprimere fantasia, e iniziò a studiare da autodidatta.

Seppur si sia spostato per circa sei mesi a Valenza Po, patria dell’oro, per migliorare e perfezionare le tecniche e i processi di lavorazione del prezioso metallo, sulle orme dell’arte magnogreca, è tornato nella sua terra: «Partii con l’intenzione di apprendere e tornare con il bagaglio di conoscenza nella mia terra natia, dove nel 1963 diedi vita  alla mia ditta artigianale. Lontano dalla Calabria, dai miei luoghi, dai miei affetti, mi sarei sentito come un albero reciso. Amo tanto la mia terra, ricca di tradizioni e cultura, che cerco di celebrare sempre e ovunque, attraverso le mie creazioni» aggiunge Sacco, narrando con profonda commozione del primo premio conquistato alla Mostra dell’Artigianato Orafo di Firenze con il suo primo campionario nel 1969. Proprio questo riconoscimento, che gli fece sentire il sostegno e il consenso di prestigiose personalità del settore ma anche di figure istituzionali, segnò ufficialmente l’inizio della sua carriera a livello nazionale.

Con la sua arte che affonda le radici nella cultura magno greca, nella mitologia come nel caso delle maschere apotropaiche, nonché nella tradizione contadina del Mediterraneo, e in quella delle comunità albanesi radicate in Calabria, Sacco si impone a livello mondiale: i suoi manufatti che racchiudono un racconto prezioso sono protagonisti di esposizioni in luoghi prestigiosi come i Musei Vaticani, il Complesso del Vittoriano a Roma, e l’Istituto Italiano di Cultura a Madrid.

«Non avendo avuto modo di studiare, ho attinto alle tradizioni popolari della mia terra, al suo ricco patrimonio artistico e paesaggistico, ai ricordi della mia infanzia. L’ispirazione nasce da un ricordo che prende forma in un gioiello: ne danno testimonianza anche i monili più recenti tra cui i Pupi Siciliani, le Trottole ispirate all’antico gioco dello “strummo”, gli amuleti napoletani “Sciò Sciò”»: gioielli testimoni del connubio vincente con cui quotidianamente offre un viaggio tra il fascino dell’arte e della cultura del Belpaese.

Ed è proprio in queste creazioni che si perpetuano secoli di storia  in una contaminazione tra  ricordi e tradizione, design e materiali moderni e raffinati, che il Maestro coniuga armoniosamente dando libero sfogo all’ingegno artistico, alla creatività.

«Gioco molto sugli accostamenti polimaterici: congiungo preziosi materiali dell’antica tradizione come l’oro, le perle, il corallo, le scaramazze, con materiali attuali come la ceramica, il legno, l’acciaio, il cuoio. Spesso, prendo spunto da un monile di antica fattura e realizzo una mia personale rivisitazione, creando un ponte tra passato e presente».

L’ inconfondibile lavorazione del Maestro è rintracciabile anche nelle opere apprezzate nel tempo da dive dello spettacolo come Isabella Rossellini, Monica Bellucci e Liz Taylor, realizzate per celebrazioni sacre, film e opere teatrali, in cui lascia trasparire il fascino senza tempo della tradizione, facendo conoscere all’intero Paese, all’intero mondo, la storia, la magnificenza ultimamente adombrata della culla della civiltà magno greca.

«Devo ammettere di emozionarmi ancora ripercorrendo con la memoria le tappe fondamentali della mia carriera. Sono sempre più orgoglioso di aver deciso di rimanere nella mia terra, contribuendo quotidianamente a portare in alto il nome dell’antica Kroton», conclude Gerardo Sacco, il maestro orafo che con profonda umiltà e professionalità ha dimostrato come sia possibile fare impresa, affermarsi in una terra spesso bistrattata, celebrandone il fascino storico.