La formula magica del Milano Film Festival

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Vent’anni fa un gruppo di amici provò a dare una platea ai giovani registi esordienti. Una giornata di proiezioni e la voglia di sperimentare, da questo è nato il Milano Film Festival (Mff). Giovani che scoprivano e proponevano al pubblico altri giovani. È frutto di quella curiosità che spinge gli artisti a superare gli schemi e a farlo raccontando la realtà con linguaggi sempre nuovi. La passione vent’anni fa portò alla luce la manifestazione, chissà se anche oggi è sempre questa la caratteristica principale del Mff che si svolgerà fino al 20 settembre. Risultati e incassi il Mff li ha prodotti, lo scorso anno ha segnato quota 120 mila presenze, tra biglietti staccati, abbonati e curiosi. Quello che conta però in appuntamenti culturali come questo è se il Festival abbia scoperto dei talenti. Lo chiediamo a Vincenzo Rossini, coo-direttore del Mff insieme ad Alessandro Beretta da cinque anni (i fondatori hanno passato il testimone a queste leve per mantenere lo sguardo fresco sul panorama cinematografico).

rossini beretta
Vincenzo Rossini e Alessandro Beretta, co-direttori del Milano Film Festival

“Alcuni degli artisti che negli anni abbiamo proposto  sono diventati nomi importanti. Michelangelo Frammartino presentò qui da noi vent’anni fa il suo cortometraggio, Scappa Valentina, all’epoca era ancora un ragazzo ancora poco noto” racconta Rossini. “L’anno scorso il Festival è stato vinto da The Tribe, un film molto particolare dell’ucraino Myroslav Slaboshpytskiy girato con attori sordomuti: tutti i dialoghi erano nel linguaggio dei segni. Subito dopo il film ha iniziato una cavalcata lunghissima, durata un anno, vincendo qualsiasi cosa in mezzo mondo. Per alcune delle riviste più importanti di cinema questo lungometraggio è stato uno dei dieci film più importanti dell’anno” Conclude orgoglioso.

Chi sarete orgogliosi di aver lanciato nel Mff 2015?

Due registi che mi sento di segnalare come molto interessanti sono Jean-Gabriel Periot, autore francese, 40 anni, al suo primo lungo in concorso con un film sulla Raf realizzato montando immagini dell’epoca. L’altro è Nicolas Steiner, ancora più precoce, 30 anni, svizzero. Lui mostra un volto sconosciuto della luccicante Las Vegas, in Above and Below racconta la vita sotto la città attraverso le storie di alcuni homeless. Uno dei migliori documentari realizzati quest’anno secondo le riviste specializzate.

Una manifestazione così lunga, dieci giorni di appuntamenti, 8 sale da gestire e numerosi workshop da attivare (il programma completo lo trovate sul sito del Mff), secondo le stime degli organizzatori viene a costare circa 650 mila euro. E dove li trovate vista la crisi e gli investimenti sempre più risicati che il mondo culturale riceve?

Be’ riusciamo a ripagare le spese

Guadagnando?

Guadagnare è una parola grossa, però non ci rimettiamo.

Chi ha deciso di investire su di voi e sulla cultura in questo momento?

Il comune di Milano quest’anno ha stanziato 150 mila euro, altri 10 mila euro sono arrivati dal ministero della Cultura e un 300 mila euro sono stati raccolti con sponsorizzazioni private. Dal food and drink, ad esempio con Nastro Azzurro e Jack Daniel’s, ad aziende come il gruppo Cap (società che gestisce il servizio idrico in provincia di Milano), tra i supporter storici del festival, sono sei anni infatti che la società fornisce l’acqua agli spettatori del Festival. O ancora, la MM, un’azienda di ingegneria che compie quest’anno sessant’anni e ha proposto agli organizzatori di fare un viaggio cinematografico che racconti la trasformazione di Milano.  È stata quindi pensata e costruita una rassegna, Linea gialla, durante la quale verranno proiettati film che mostrano la città dagli anni 50 a oggi.

Temi sociali, documentari di forte denuncia, cinema da intenditori e pugni nello stomaco. Avete trovato una formula magica?

Siamo stati fortunati. Abbiamo trovato aziende che hanno creduto nel progetto e ci hanno supportato non solo con il classico blando e anacronistico stand, ma puntando su dei progetti culturali veri e propri.

Oltre questo bisogna menzionare l’unione con altri sette manifestazioni cinematografiche attive in città, la partecipazione al bando della Fondazione Cariplo e la formazione di un network che ha creato un fil rouge tra i sette appuntamenti di Milano. Questo progetto, che ha preso il nome di Milano Film Network, è forse il più grande risultato ottenuto dagli organizzatori degli eventi: una rete che unisce i festival del cinema Africano, d’Asia e America Latina, quello del Mix Milano, il Filmmaker, Invideo, e ancora Sguardi Altrove e lo Sport Movies &Tv Fest. La forza di questo progetto ha permesso di creare posti di lavori, il network ha infatti assunto una serie di figure, come i sotto-titolisti e i traduttori, che nessuno dei singoli festival si sarebbe potuto permettere. In più è diventato un canale di distribuzione dei talenti scoperti dal circuito di manifestazioni milanesi. Quest’anno per esempio all’interno delle proiezioni del Mff ci sono due titoli acquisiti dal Mfn e che saranno distribuiti grazie a questo progetto. Sono il lungometraggio Le notti bianche del postino del russo Andry Konchalovskiy e Fassbinder.To love without demands di Christian Braad Thomsen, regista e storico de cinema danese.

La famosa arte d’arrangiarsi con creatività e professionalità a quanto pare ha mantenuto vivo e vitale l’evento Mff. Offrire altro rispetto ai grandi canali di distribuzione alla fine paga. In termini di sostenibilità economica, ma anche, e soprattutto, di contenuti.