Strambo, amato, Silvio Castiglioni: da Kafka a Bergman

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silvio castiglioni

Il più importante interprete della letteratura italiana cerca la voce tra i boschi e gli orridi del Monte San Bartolo, nelle Marche. Marcia sussurrando, finché le ginestre non gli tappano la bocca. Durante il vagabondaggio, a volte, tocca il Santuario di Casteldimezzo, in provincia di Pesaro, celebre per il miracoloso Crocefisso. Approdato su quelle coste ripide e terrose nel primo Cinquecento, appartiene al veneto Jacobello del Fiore (1370-1439). Anche la storia teatrale di Silvio Castiglioni, che abita nelle Marche, ha diretto il Festival di Santarcangelo, ha fondato il Centro Ricerche Teatrali a Milano e insegna Storia del teatro e dello spettacolo all’Università Cattolica di Brescia, s’impenna grazie a un veneto.

Tutto comincia, però, a Buenos Aires, quando Castiglioni, canticchiando il Filò di Andrea Zanzotto, incontra per caso Giovanni Ventura, quello di Ordine Nuovo, quello della bomba a Piazza Fontana, che in Argentina aveva un ristorante chiamato, appunto, “Filò”. Nel 2000 l’opera di Zanzotto diventa un testo teatrale, donchisciottesco, che “dura il tempo di preparazione del risotto col tastasàl, la carne di maiale profumata con aglio, vino bianco, pepe, sale e rosmarino”, ovviamente offerto ai gentili uditori (lo spettacolo, per chi ha fame di cose buone e belle, è andato in scena il 24 luglio a Bonate Sotto, Bergamo, nel cartellone di “deSidera”).

Da lì comincia, per Castiglioni, la tratta della filologia teatrale, che lo porta a interpretare poeti (da Osip Mandel’stam a Raffaello Baldini), classici intoccati (straordinaria la Storia della colonna infame, la porzione dei “Karamazov” realizzata come Domani ti farò bruciare reca atmosfere postumane, da Blade Runner), perle riesumate (il delizioso testo tratto da Casa d’altri di Silvio D’Arzo). Il prossimo anno, tenterà di dar voce a Franz Kafka e a Ingmar Bergman, nessuno come lui sa introdursi, da intruso, nella letteratura possente, prioritaria.

silvio castiglioni

Creatura anacronistica e stramba (si è sposato un paio di settimane fa e la moglie, Georgia Galanti, artista che ha lavorato per le mirabili edizioni Nuages, lo ha già lasciato, imbarcandosi in una traversata lungo l’Adriatico il cui scopo è raccogliere fondi per disseppellire un vascello del Settecento sepolto al largo di Pesaro), Castiglioni è adorato dall’accademia: la latinista Franca Avancini Pezzotti ha estratto per lui, dalle oscurità della Biblioteca “Angelo Mai” di Bergamo, un planctus del XV secolo. Questo liturgico “pianto” della Madonna ai bordi della Croce, reso poetico da Leonardo Mello, storico collaboratore di Franco Quadri, è diventato uno spettacolo. La solitudine, la ruvidezza dei boschi, la lontananza dall’uomo, aiutano l’attore a capire la preghiera, a vedere Dio.