Il nome della rosa compie 35 anni, nel nome di Santi Moix

nome della rosa

Il celebre romanzo di Umberto Eco spegne 35 candeline, celebrate al meglio dalla raffinata leggerezza dei disegni dello spagnolo newyorkese Santi Moix, esposti al Circolo dei Lettori di Torino, e raccolti in un catalogo della Milanesiana curata da Elisabetta Sgarbi.

santi moix
Santi Moix al lavoro uno dei suoi wall paper

 Come è stato possibile operare la rilettura di un’opera come Il nome della rosa dall’intreccio narrativo così ricco e complesso attraverso la tua arte, un’arte spontanea e immediata ma al contempo generosa di dettagli, particolari, citazioni di influenze artistiche ed esperienze personali?

E’ stata per me un’esperienza diversa, ricca, mistica, di una complessità impressionante, ma allo stesso tempo credo che sia semplice lavorare con opere letterarie del genere, proprio per la loro generosità di dettagli. La difficoltà di un progetto sta solo nell’ambizione che hai al riguardo.

La tua più recente personale in terra catalana, la terra d’origine alla quale resti legato nonostante i numerosi viaggi che hanno accompagnato la tua carriera, celebrava le avventure di Huckleberry Finn, “immortale” personaggio di Mark Twain, attraverso un grande wall drawning e un’installazione di disegni; la letteratura pertanto risulta essere un fondamentale veicolo e bagaglio d’informazioni per il tuo lavoro. Come è nata tale passione per la letteratura e la conseguente ispirazione che ne hai tratto?

Non ho cercato un particolare contatto con la letteratura, direi che è stato un “incidente”. A legarmi al personaggio di Huckleberry Finn è stato “fisicamente” il libro che narra la sua storia: lo comprai per mia figlia e al suo interno trovai una banconota da cento dollari, e pensai che fosse un segno. In seguito, la casa editrice di Barcellona Galaxia Gutenberg mi propose di illustrare a colori la versione spagnola proprio di quel libro, Le avventure di Huckleberry Finn. Amo la letteratura, poiché mi permette di evadere dalla “dimensione” del mio studio, del mio lavoro quotidiano di pittore e scultore.

La copertina del Nome della Rosa illustrato da Santi Moix
La copertina del Nome della Rosa illustrato da Santi Moix

La dimensione del viaggio rappresenta un fedele e ricorrente topos in letteratura, quest’ultima risulta quindi legata a doppio filo al viaggio: ci sono viaggi che ispirano opere letterarie, ma spesso le opere, a loro volta, possono ispirare i viaggi, mentali e non. Cosa credi che ti abbia influenzato maggiormente in questi ultimi anni, in merito alle esperienze vissute nei tuoi viaggi? Ricordi particolari aneddoti che hanno segnato in tal senso il tuo cammino artistico?

Viviamo la dimensione di un viaggio sia esteriormente che interiormente, la cosa più importante è senza dubbio come ti senti dentro, che cosa impari, l’esperienza e la conoscenza che puoi acquisire, ma anche la capacità di osservare il mondo con gli occhi di un bambino, meravigliandosi ancora di ciò che ci circonda. Per certi viaggi poi, non è importante muoversi: il viaggio è una disposizione dell’animo, un’attitudine, un modo di vivere e anche una forma di cultura che mi è sempre vicina, considero il mio lavoro come un costante viaggio, un passaggio necessario per evolversi sempre.

Hai definito il tuo studio «come un orto, ci sono pomodori, insalate, zucchine. Li fai crescere, li porti tutti in tavola e poi te li godi», paragonando le tue opere ai frutti della terra. Come nasce, quotidianamente, l’idea di un’arte spontanea, positiva, e altamente “godibile”?

Quest’idea nasce dal concetto di libertà, bisogna aprire la mente ed non avere timore di esplorare, di partire, ma anche di tornare al punto di partenza. Il segreto è essere semplici e genuini, proprio come un pomodoro.

Un'illustrazione di Santi Moix per Huckleberry Finn
Un’illustrazione di Santi Moix per Huckleberry Finn