La maestria ctonia di Agostino Arrivabene tra sogno e materia

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agostino arrivabene

Alla galleria Giovanni Bonelli di Milano accoglie gli ospiti Giovanni Bonelli in persona, serenamente brunito perché tiene una location anche a Pietrasanta in Versilia dove sta aprendo una mostra di scultura di Giuseppe Bergomi. Lo spazio di Milano, in un fabbricato anni Cinquanta all’Isola, quartiere un tempo popolare e oggi chic, è very minimal anche se sul cancello si intravede la vecchia scritta Lambretta. Gli operai stanno lavorando, tra poco le cantine diventeranno una project room per giovani artisti. Giovanni è fatto così, tutti la sanno e lo stimano per questo suo esondante prodigarsi, tra Canneto sull’Oglio e New York sempre sorridendo.

agostino arrivabene

In questi giorni (fino all’8 agosto) si può visitare una collettiva a cura di Flavio Arensi dal titolo “ec-cel-lèn-za”, un manipolo di artisti tra loro molto diversi ma legati da quella che un tempo si sarebbe detta recta ratio factibilium (cioè la capacità di fare le cose in modo giusto): le incredibili sculture in marmo/polistirolo di Fabio Viale, i ricami dorati di Angelo Filomeno, le ceramiche trompe l’oile di Bertozzi&Casoni… Tra questi spicca, seppur con due quadri di piccolo formato, Agostino Arrivabene la cui opera non ha bisogno di presentazioni: una figurazione immaginifica, densa di rimandi ctoni e mitologici. Eppure i due quadretti, paralipomeni di una recente personale, “Versperbild” (2014), rappresentano un ulteriore approfondimento della maestria pittorica e una dimostrazione di maturità acquisita; al di là del soggetto, sorprende la carica materica – memoria sembra della pittura lombarda novecentesca alla Morlotti, a cui peraltro Agostino appartiene essendo di Cremona – che impreziosisce e quasi solidifica la tela, facendola eterna.

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