“Viaggio al centro della storia del calcio”. Ci perdonerà Jules Verne se prendiamo in prestito il titolo del suo capolavoro cambiandone i connotati per introdurre “Football Heroes – Storie di Calciatori”, l’autentico (con la L maiuscola) museo del calcio, recentemente aperto nel cuore del capoluogo milanese, in Corso Venezia al numero 2.
Dalle più celebri glorie del passato fino ai campioni moderni; storie, aneddoti e tanti ricordi che sgorgano dagli oltre 300 cimeli (maglie, tute, scarpette, immagini, video e tanto altro) raccolte per l’occasione. L’iniziativa è stata possibile grazie all’azione congiunta di AIC (Associazione Italiana Calciatori) e La Gazzetta dello Sport, in collaborazione con Mediaset Premium. Il tutto rientra nel progetto Expo e sarà visitabile fino al prossimo 31 ottobre.
Quello che questo museo e questa mostra rappresentano non è soltanto una serie di ricordi per nostalgici pallonari, bensì uno spaccato piuttosto intenso e vivido sulla storia e il cambiamento della società negli ultimi cento anni. L’evoluzione dei principi fondanti del gioco e della lealtà sportiva. L’evoluzione dell’atletismo e delle infrastrutture politiche e sportive. L’evoluzione del gioco e dei suoi attori principali. Tensioni politiche internazionali che si sono trascinate in campo dando vita a sfide epiche. Oltre che a tutte le storie personali e collettive dei protagonisti e dei Paesi che hanno reso (e che grazie al calcio sono stati a loro volta resi), quelli che oggi conosciamo.

Una chicca della mostra è per esempio il fischietto da tasca che gli arbitri utilizzavano un centinaio di anni fa. Ma è anche possibile vedere l’unica coppa dal peso di 37 Kg, sollevata dal Real Madrid di Di Stefano per poi essere accantonata in ragione di un esemplare più maneggevole. Molti nostalgici verseranno fiumi di lacrime ai piedi delle maglie del capitano del Grande Torino Valentino Mazzola e della sua valigia (contenente scarpini e pallone), estratta dalle macerie di Superga (Solo il fato li vinse, soltanto il cielo li dominò).
Non meno commuoventi risulteranno le maglie del grande Gaetano Scirea, o il busto di Giuseppe Meazza, simbolo di una Milano unica e forse irripetibile. Fino, per arrivare ai giorni nostri con la maglia di George Best istrionico interprete degli anni Sessanta (era considerato il quinto Beatles) pieni di eccessi da bere o, andando ancora oltre, arrivare alla fulminea eleganza di Johan Crujiff, il primo calciatore azienda che introdusse nel mondo di allora il concetto di calcio moderno (dentro e fuori dal campo).
Senza dimenticare atleti non europei quali Garrincha, l’ala più forte di tutti i tempi, proprio per vie delle sue gambe di lunghezza diversa, retaggio della poliomielite che lo aveva sfiorato. O le numerose maglie di Edson Arantes do Nascimento in arte Pelè, da molti ritenuto il più forte giocatore della storia del gioco. Meritano una menzione speciale anche atleti come: Schiaffino e Didì, autentiche leggende di un calcio che si fece strada nel mondo più grazie alla radio che alla televisione, e quindi, in un certo senso, custodito gelosamente nei nostri ricordi.
Non possono essere sottaciute inoltre autentiche perle come la maglia della rappresentativa Fifa di Carlo Parola, l’uomo la cui rovesciata ci ha accompagnato in tutti gli anni nei quali abbiamo compilato un album Panini. Fino ad arrivare ai tempi più recenti, con le maglie del grande Milan olandese o quelle della Juventus di inizio anni Nvanta, oltre a tutte quelle dei campioni stranieri come: Messi, Cristiano Ronaldo, Cantona, Gascoigne (ex giocatore anche della Lazio) e addirittura una maglia di Andrea Pirlo risalente ai tempi della Reggina.
Insomma, un viaggio accurato, emotivo e poetico nei nostri ricordi di bambini, in quel modo forse ingenuo ma indubitatamente puro di vedere le cose. In più occasioni lacrime dolci o salate faranno capolino ai bordi degli occhi ripensando a dove si era la notte della finale di Spagna 82 o a quella partita vista e commentata con il papà o ancora a quel bacio scambiato con quella ragazza per celebrare il cielo azzurro sopra Berlino. Tante, tante, cose da dire o forse no, tutto da guardare, sentire e vivere nella parte più emotiva del nostro cuore, laddove un pallone fa ancora vibrare le più celestiali corde delle nostre anime.