Il bello della Biennale, casa Scatturin

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Casa Scatturin
Casa Scatturin
Casa Scatturin

Venezia. Una Biennale estremamente ricca, quasi sovraeccitata e confusa, di cui alla fine delle giornate di visita resta anzitutto la fatica di aver tentato di conciliare tutte le diversità cercando disperatamente una linea guida, per avere un ritmo e un tema di fondo sulla base del quale orientarsi. Trovare un po’ di quiete, e riuscire ad apprezzare una mostra in una situazione che permetta di notare in modo distinto e preciso le diverse opere d’arte perché tutte parte di un progetto delineato, però, è possibile.

Bisogna andare in Calle degli Avvocati 3907, citofono Scatturin: si tratta dell’appartamento studio di Luigi Scatturin, avvocato che morì nel 2009 lasciando la sua abitazione all’arte. Tutti gli arredi sono nientemeno che di Carlo Scarpa, che alla metà degli anni Cinquanta fu invitato da Scatturin a progettare gli interni del suo studio-abitazione. Scarpa si occupò integralmente i 250 metri quadrati della casa all’ultimo piano di un edificio del XVII secolo, dagli interventi architettonici ai complementi d’arredo. Lo scambio intellettuale ed il rapporto dialettico tra l’avvocato e l’artista-architetto sono alla base del progetto espositivo Signori prego si accomodino, che appunto nell’appartamento trova sede ed è visitabile. “In questi giorni abitiamo qui – dice Jeraldine Blais Zodo, che con Pier Paolo Pancotto cura la mostra direttamente nella casa-studio dell’avvocato -… abitiamo noi due e gli artisti che abbiamo invitato”.

Nico Vascellari, Giorgio Andreotta Calò, Hope Atherton, oltre a Patrizio di Massimo, Claire Fontaine, Nicola Martini, Yuri Ancarani, Lili Reynaud Dewar, Emanuel Rohss, Angelo Sassolino e Morgane Tschiember, costituiscono la squadra di personalità scelte dai curatori per vivere la casa di una personalità tanto originale e appassionata d’arte quale Scatturin. Gli ambienti sono perfettamente armonici tra le opere contemporanee, e gli arredi originali. Che sia la scritta al neon di Fontaine “La dignità prima del pane”, o il vetro soffiato della Tschiember, come il video di Ancarani trasmesso nella tv dell’epoca di casa, tutti gli artisti si confrontano in modo coerente con il passato, senza soffocare la personalità di Scatturin, integrandosi con gli ambienti della sua casa, eppure mantenendo una propria autonomia e stile personale. Della serie: l’arte è il mezzo prediletto per instaurare dialogo nella diversità, però deve essere selezionata e ben diretta. 
Info. [email protected]

 

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