Valeria Solarino e la “Terra dei santi”

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valeria-solarinoDagli studi di filosofia alla scuola di recitazione, dal teatro al grande schermo – La febbre, Viola di mare, Signorina Effe, Manuale d’amore, Vallanzasca – alla televisione (Anita Garibaldi e Una grande famiglia), un viso mediterraneo e molta personalità, Valeria Solarino dichiara il suo amore per il mestiere di attrice, senza risparmiare critiche al mondo del cinema.

Mi ha colpita una sua affermazione: «Quando si parla di cinema non posso non esserci».

È verissimo. Se non ci sono mi pare di perdermi qualcosa, mi piace sentir raccontare le esperienze degli altri, ascoltare come nasce un film. A chi fa questo mestiere piace sentirne parlare.

Il cinema è un’arte da proteggere?

Ci vorrebbe una politica diversa, per tutelare il cinema italiano, e bisognerebbe educare il pubblico.
Il festival di Sanremo è visto da tutti perché è promosso da una pubblicità enorme. Se i premi David di Donatello fossero più considerati sarebbero più seguiti, invece vanno in onda in seconda serata.
Nel nostro paese non c’è sistema, si fanno uscire grandi Blockbuster americani contemporaneamente a piccoli film italiani.

Al B.A. Film Festival presenta La terra dei santi di Fernando Muraca, film nel quale interpreta un magistrato che si fa trasferire in Calabria.

Preparandomi alle riprese ho scoperto una realtà diversa da quella che immaginavo: la ‘ndrangeta è l’organizzazione criminale più potente del mondo, ha rapporti con le banche, traffici internazionali, è un ruolo che ti costringe a pensare, a informarti.

Il cinema a suo parere dovrebbe avere anche una funzione “civile” ?

No, infatti recentemente ho interpretato la commedia Smetto quando voglio. Scelgo un film in base al regista e al copione. Il cinema è espressione di un artista, non c’è un tipo di cinema migliore di un altro, anche se il cinema è l’arte più corrotta, perché contaminata dai soldi.

Quali sono i suoi prossimi impegni?

Ho appena finito di girare Mille volte addio di Fiorella Infascelli, su Falcone e Borsellino e sto provando, insieme a Giulio Scarpati, la versione teatrale di Una giornata particolare con la regia di Nora Venturini, che debutterà il prossimo anno.

Lei è madrina della tredicesima edizione del Baff, cosa pensa di queste manifestazioni?

Mi piacciono i festival, per noi attori sono l’unico momento di incontro e di scambio con il pubblico. Questo di Busto Arsizio in particolare è seguito con attenzione dalla popolazione, mi ha colpita il fatto che alcune persone ricordassero film piccolissimi come Valzer di Salvatore Maira (presentato al Baff nel 2008, ndr), che ho amato molto. Anche la rassegna di film per le scuole è una bella opportunità, gli studenti arrivano preparati alle proiezioni. Quando studiavo, vedere un film era un evento, invece penso che ci vorrebbe una lezione di cinema alla settimana.