Aiuto! I disegni di Fellini stanno scomparendo

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Federico-FelliniAnniversario più triste non poteva esserci: nel 1995, per iniziativa di Maddalena Fellini, sorella di, nasce la “Fondazione Federico Fellini”. Vent’anni dopo, e dieci dopo il Premio Fellini (nel 2005 cascò tra le mani di Martin Scorsese, l’ultimo premiato fu Terry Gilliam, nel 2011), si festeggia «la definitiva cancellazione dell’associazione “Fondazione Federico Fellini”», come recita la delibera di Giunta n.110 del 31 marzo scorso firmata dal Comune di Rimini.

A festeggiare, senz’altro, è il Comune riminese, che incorpora tutto il patrimonio della fu “Fondazione Fellini”, un tesoretto che, tra Libro dei sogni (valore: 348mila euro), sceneggiatura originale de La dolce vita (5mila euro) e diversi fondi (sono otto, il più prezioso è quello intitolato a Giuliano Geleng e Rita Giacchero), tocca la non piccola cifra di 1.056.088 euro. Estinti i debiti della “Fondazione Fellini” (550mila al 22 maggio 2011), infatti, il Comune di Rimini, rosso da sempre, dal Dopoguerra in qua, fa valere la noterella stipulata dieci anni fa (per cui «in caso di scioglimento, l’Associazione ha l’obbligo di devolvere il patrimonio e le eventuali somme residue al Comune di Rimini») e finalmente riesce nel sinistro intento di diventare il plenipotenziario della memoria felliniana. 

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Uno dei magnetici disegni di Fellini: stanno sparendo

Federico è un brand promozionale. La vicenda felliniana riminese è lo specchio della cultura italiota. Cosa non va? Che una Amministrazione non può, non sa propagare cultura, non siamo mica sotto Stalin. «C’è un fatto che mi preoccupa moltissimo: chi continuerà a fare ricerca su Fellini? Il Comune può svolgere una attività di promozione, non certo di ricerca. Chi si occuperà di battere vie nuove nella ricerca felliniana, trovando cose originali? Resta, appunto, l’aneddoto, la celebrazione istituzionale e rituale, ma se si tratta di addobbare gli spazi riminesi con qualche immagine di Fellini, cosa che rientra nella promozione turistica, che senso ha?», mi dice Paolo Fabbri, ultimo direttore della “Fondazione Fellini”, semiologo dal curriculum internazionale (Umberto Eco ne ha fatto un personaggio del Nome della Rosa sotto il nomignolo ‘Paolo da Rimini’).

In effetti, la spericolata azione culturale del Comune reca parecchie ombre. Un esempio: qual è il comitato scientifico che regge le future attività felliniane? Non si rischia di inscatolare «il cineasta italiano più conosciuto al mondo» (Fabbri) in una stamberga di provincia, buono per imbottire di illusioni qualche turista di passaggio? «La ricerca è essenziale, lo ribadisco. Faccio un esempio. Nel 2010 assegnammo il Premio Fellini a Paolo Sorrentino, attirandoci parecchie critiche. Poi Sorrentino è diventato quello che sappiamo. Se fai ricerca anticipi le questioni determinanti, altrimenti non ci arrivi».

Ops, stanno sparendo i disegni. Al di là delle vicende del passato, conta il presente. Che presenta parecchie ombre sinistre. Al Comune di Rimini, infatti, ora spettano «anche i compiti di conservazione» del patrimonio felliniano, come vuole la delibera citata. «E qui è in ballo un problema urgentissimo: ai tempi della mia direzione avevo preso contatti con l’Opificio delle Pietre Dure in Firenze, programmando alcuni restauri sui disegni di Fellini. Il grande regista infatti ha realizzato i suoi primi disegni con pennarelli semplici, che con il tempo si sbiadiscono: se non si agisce in fretta rischiamo di perdere un patrimonio». Il problema non è secondario, ed è ribadito da chi per anni ha tutelato con cura il patrimonio della “Fondazione Fellini”, Giuseppe Ricci: «inutile negarlo, i disegni di Fellini più esposti, in mostre pur condotte con criteri di assoluta attenzione, hanno ricevuto un evidente deterioramento». Chissà se gli sbiaditi amministratori del Comune sono informati che tra poco i meravigliosi disegni felliniani gli spariranno tra le mani.