Il Miller di Mariano Rigillo, fra colpa e innocenza

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miller rigilloIl Teatro Stabile di Catania diretto da Giuseppe Dipasquale riprende con coraggio l’opera del drammaturgo statunitense Arthur Miller, uno dei più impegnati autori moderni nello specifico rapporto tra pubblico e privato, fra individuo e legge, colpa e innocenza.
Il suo primo grande successo lo ebbe nel 1945 con Focus sul tema dell’antisemitismo e nel ’47, due anni dopo, con il dramma Erano tutti miei figli. Un processo alla società post-industriale, all’alta borghesia, specchio universale del marcio contemporaneo. Sarà poi in Morte di un commesso viaggiatore che Miller darà definitivamente il colpo di grazia al “sogno americano”. La tematica: il senso di colpa per l’uccisione di un proprio simile perseguiterà l’opera e la vita dello scrittore (il suicidio dell’allora moglie Marylin Monroe ad esempio). La responsabilità umana, il conflitto con il potere, il peso che ne può derivare, sono alla base della schermaglia padre-figlio di questo spettacolo previsto all’Eliseo, visto al Palladium di Roma e, fino al 18 marzo, in cartellone al Carcano di Milano.

Joe Keller è un milionario senza scrupoli, spietato è il bottino che ha accumulato durante il conflitto bellico. Il figlio anche se è l’unico erede del suo impero, scalpita, urla, il benessere per lui non può e non deve essere solo economico: c’è la coscienza. Si può riconoscere nella struttura una matrice ibseniana. Vengono alla mente I Pilastri della società. Anche qui come in Ibsen, un boomerang si abbatterà sull’industriale colpevole di un arricchimento cinico e a tutti i costi.
Mariano Rigillo giganteggia per trasformismo, adesione, interpretazione; una prima parte più frivola, borghese, galante, contenuta; la seconda, dirompente, sfatta, tragica (che anche qui è sinonimo di forza e potenza). Anna Teresa Rossini, chiusa nella sua illusione di madre/moglie conferisce all’intreccio emozioni sincere da melodramma familiare. La rivelazione della serata è nella parte del figlio Chris affidata a Ruben Rigillo. Quella gradevole e longilinea presenza scenica di ragazzo educato, deflagra contro il padre nella seconda parte: non ne sopporta la vicinanza, la somiglianza, la connivenza delittuosa e quando si rivolge al proscenio invocando “onestà”, un brivido ci fa sentire tutti coinvolti. Uno spettacolo di alta prosa che si difende sulle barricate dal conformismo al brutto, nell’indifferenza istituzionale generalizzata. Molti applausi anche agli altri attori: Silvia Siravo, Filippo Brazzaventre, Barbara Gallo, Enzo Gambino, Annalisa Canfora, Giorgio Musumeci.