Strano pensare che il termine “natura morta” venga tradotto in inglese con “still life” (ancora in vita). O il viceversa: che “l’ancora in vita” inglese trovi da noi e in Francia corrispondente nel più macabro “nature morte”. Gli ultimi lavori di Chiara Dynys, Posinoned flowers, sembrano ragionare proprio sullo iato tra essere e nulla, tra stare e scomparire, tra vivere e morire.
Non a caso, i suoi fiori malati, avvelenati, in procinto di sfiorire non solo per causa del trascorrere del Tempo, ma per una malattia che li coglie, che li sopraffà, sono immagini realizzate con la tecnica della stampa lenticolare; e che grazie a questa tecnica compaiono e scompaiono all’occhio dell’osservatore in movimento di fronte ad esse. Un gioco di apparenze e dissolvenze, di apparizioni e nascondimenti, di patente e latente manifestarsi dell’essere: nature ancora in vita o morenti, già morte, ma ancora in grado di una residua, flebile, ectoplasmatica sussistenza.

Fiori “immortalati” – come vorrebbe propriamente una natura morta resi mortali e immortali – nel giardino dell’ospedale psichiatrico di Saint Remi, in Provenza, dove Van Gogh fu ricoverato e lavorò nel 1887 pochi anni prima di suicidarsi: viole, rose, fiori grappoli viola, dal sapore struggente che richiamano i dipinti del grande pittore olandese. Spiega Marco Bazzini, che ne ha curato la personale alla Galleria Tommasi di Milano: “Inizialmente i fiori scompaiono proprio dove sono apparsi: davanti ai nostri occhi. Un passaggio tanto semplice quanto enigmatico che non può non turbare ed emozionare. Un velo colorato si stende come una tenda davanti ad una finestra e sostituisce l’immagine, più o meno lentamente, al variare della nostra posizione. Questa muta mentre ci muoviamo, un passo e succede qualcosa di nuovo e inatteso. Finché una superficie monocroma si presenta come un’apparizione in superficie di un effetto, di cancellazione. Un evento della scomparsa, aphá nisis, che non nega l’apparizione perché essa stessa ephí phasis. Un apparire, quindi, come il non manifestarsi del determinato, dove la negazione non riguarda la privazione del vedere ma ne enfatizza lo stato di offuscamento a cui i Poisoned Flowers di Chiara Dynys sembrano costringerci”.
Chiara Dynys è oggi una delle artiste italiane più conosciute e apprezzate nel mondo. Sin dall’inizio della sua attività, sul principiare degli anni Novanta, ha agito su due filoni principali, entrambi riconducibili a un unico atteggiamento nei confronti del reale: identificare nel mondo e nelle forme la presenza e il senso dell’anomalia , della variante, della “soglia” che consente alla mente di passare dalla realtà umana a uno scenario quasi metafisico. Per fare questo utilizza materiali apparentemente eclettici, che vanno dalla luce al vetro, agli specchi, alla ceramica, alle fusioni, al tessuto, al video e alla fotografia.
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> Chiara Dynys
POISONED FLOWERS
– dal 26 febbraio al 21 marzo
Luca Tommasi arte contemporanea
via Tadino 15, Milano
– opening 28 febbraio ore 18,00
fino al 7 aprile
M77 Gallery St. Moritz
via del Bagn 13, Chesa Chavallara 1/A, St. Moritz