Dall’alto di una fredda torre. Il lato tragico della normalità

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La collaborazione tra il regista Francesco Frangipane, direttore del Teatro Argot di Roma e l’autore Filippo Gili ha già dato buoni frutti un paio di anni fa con lo spettacolo Prima di andar via, di cui Michele Placido aveva diretto la versione cinematografica presentata al Torino Film Festival.

Dallo stesso contesto, quello della famiglia e seguendo un percorso tematico affine, prende vita il testo di Gili Dall’alto di una fredda torre, di cui Progetto Goldstein, Teatro Argot Studio e Uffici Teatrali presentano la messa in scena teatrale dal 7 al 25 gennaio 2015 presso il Teatro Argot di Roma.

locandinaL’inizio è scoppiettante e divertente: si parte dal microcosmo di una famiglia “apparentemente” normale per allargare il discorso, fino ad affrontare tematiche universali. Gli spettatori siedono ad entrambi i lati della scena, risultandone quasi inglobati, non esiste una quarta parete e questo consente loro un maggior coinvolgimento emotivo. “Sebbene sia inevitabile ricorrere al linguaggio psicologico per affrontare il dilemma di chi è messo di fronte alla necessità di uccidere – commenta l’autore, Filippo Gili –, il lavoro portato in scena non si riduce mai ad un’analisi descrittiva della psiche dei protagonisti – interpretati da Massimiliano Benvenuto, Ermanno De Biagi, Michela Martini, Aglaia Mora, Matteo Quinzi e Barbara Ronchi – ma fa particolarmente leva sull’immedesimazione che avviene nel pubblico grazie al transfert psicologico.

Direi che non si tratta di una commedia borghese ma di una tragedia vera e propria – spiega il regista Francesco Frangipane – ; i protagonisti sono paragonabili agli eroi delle tragedie greche perché affrontano problematiche estreme che non prevedono tipologie standard di comportamento da adottare”.

Se in Prima di andar via il tema della morte veniva affrontato dal punto di vista del singolo – che la sceglieva quale unica possibilità di salvezza ma doveva fare i conti con gli effetti devastanti che questa scelta aveva sulle dinamiche sociali – in Dall’alto di una fredda torre ci si interroga sulla facoltà di decidere se lasciar morire un altro uomo. “Sembra, in un certo senso, che tutti i personaggi abbiano ragione e che, allo stesso tempo, non ce l’abbia nessuno di loro – spiega ancora l’autore – ed il meccanismo sfruttato in questo testo permette di lasciare il discorso aperto, sospeso, senza prediligere una posizione in particolare”.

Lo spettacolo è scandito dai pranzi famigliari, in cui si deve camuffare una normalità ma si percepisce costantemente il peso della conoscenza della verità tragica :”Proprio in questi momenti si ricade nella commedia borghese accennata all’inizio dello spettacolo, grazie all’antitesi stressante tra ciò che non si può dire ed il bisogno di dissimulare – conclude Gili”.

La partitura musicale – a cura di Jonis Bascir – accompagna ed amplifica i vari stati emotivi dei protagonisti ma un ruolo fondamentale giocano anche i silenzi.