Icone della moda all’uncinetto: le Mua Mua Dolls di Ludovica Virga

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Chi l’ha detto che la moda deve per forza trincerarsi dietro un patinato muro fatto di austerità?

Sfilate, magazine, eventi di lusso spesso giocano un ruolo fondamentale nell’elevare i brand più noti e i loro creativi ad uno status così alto da diventare irraggiungibile, lontano da chi poi le tendenze le vive, le interpreta e a volte contribuisce ad inventarle. Un’intuizione questa che ha segnato il successo di Ludovica Virga, creativa dotata di un estro e di una simpatia travolgenti, che ha contribuito con il suo humor e lo spirito di iniziativa a spazzare via quella patina di distacco che spesso allontana la massa dalla fashion industry.
Sotto la guida irriverente della designer personaggi temuti, anzi temutissimi del sistema moda da Karl Lagerfeld ad Anna Wintour mantengono i simboli estetici che li hanno resi nel tempo  immediatamente riconoscibili -caschetto perfetto e occhiali scuri d’ordinanza compresi – ma cambiano volto, diventando i nuovi beniamini ironici della sua griffe, Mua Mua Dolls.

Bambole, lo dice il nome stesso, ma non solo. Nato per gioco nel 2006 sulle spiagge assolate di Bali, ammirando le lavorazioni all’unicinetto degli artigiani locali la Virga ha tradotto le bamboline del posto in personaggi divertenti, dotati dell’appeal necessario a conquistare un incredibile stuolo di seguaci, persino tra le celebrità. Il tocco patinato poi arriva quasi per caso, quando nel 2009 la creativa regala a Lagerfeld in persona un mini-Kaiser all’uncinetto. Un dono tanto apprezzato da spingere il creativo di Chanel a collaborare con la designer. Tre anni dopo infatti le commissiona 500 ‘Karletto’ in miniatura da vendere nei suoi monomarca.

Così Ludovica Virga ha trasformato la sua fantasia in un business fatto prima di personalità della moda, dell’arte, dello sport e dello spettacolo trasformati in bambole all’uncinetto –Coco Chanel, Lady Gaga, Donatella Versace, Alber Elbaz, Franca Sozzani, Vivienne Westwood, John Galliano, Jean Paul Gaultier e Anna Dello Russo sono solo alcuni dei divi trasformati in miniature spiritose- poi di figure paillettate, stampate o ricamate di t-shirt, abiti e felpe e ancora di cover e accessori richiestissimi, accompagnati da slogan irriverenti studiati per vivere la moda con ironia.

Giocare, divertirsi e sdrammatizzare, per rendere più umano e in qualche modo più vicino un ambiente tra i più ambiti al mondo, è diventato l’obiettivo quotidiano della vita professionale dell’inarrestabile designer romana, che allo svago e all’umorismo ha aggiunto anche una finalità sociale. Tutte le Mua Mua dolls sono infatti realizzate in zone rurali di Bali da donne e anziani messi così in condizione di lavorare, e parte del ricavato delle vendite dei capi viene donato ad una scuola di Sumbawa per sostenere i giovani del posto.

di Donatella Perrone