Tutto il fascino dei favolosi anni Venti, quelli per intenderci chiamati ‘ruggenti’, in cui, archiviato l’orrore del conflitto mondiale, le ragazze iniziavano a mostrarsi disinibite, portavano i capelli alla ‘maschietta’ e soprattutto, scoprivano i locali da ballo in cui perdersi tra marmi e art decò lasciandosi andare in danze scatenate, è racchiuso in gioielli piccoli e preziosi.
Preziosi non solo per il valore reale, ma anche e soprattutto per il processo, creativo e artigianale, capace di portare alta e ben spiegata la bandiera del made in Italy.
L’idea è di due giovani designer, Clizia Monaca e Martina Raspanti, che, poco più che ventenni, hanno dato vita ad Égotique. Animata da una passione per la gioielleria poi sfociata in una collezione di successo – tanto da finire tra i tra le promesse selezionate da Dolce & Gabbana per Spiga2- Clizia incontra nel 2012 Martina, che tra i gioielli ci è cresciuta, sognando prima e studiando poi i processi artigianali nell’azienda di famiglia, e come un colpo di fulmine arriva l’idea di creare un brand che lasci loro la libertà di esprimersi.
È così che le rigide geometrie hanno trovato un armonico equilibrio tra i disegni e i bozzetti, andando a creare le forme nuove e inedite dei gioielli firmati Égotique. Triangoli, cerchi, cilindri dettano i codici di un lusso non convenzionale che riscrive il concetto di bellezza attraverso la purezza delle forme. Il resto lo fanno i materiali come l’ottone bagnato in oro, le pietre dure e le resine acriliche.
Un modo non convenzionale di concepire il gioiello che per la primavera/estate 2015 si veste di suggestioni decò, che ispirano ma non travolgono, lasciando spazio ad uno stile sì antico, ma comunque contemporaneo.
Possibile? Per il duo di Égotique lo è. Clizia e Martina evocano tutto il fascino di quasi un secolo fa, si lasciano sedurre, approfondendo lo studio delle forme geometriche per poi ideare gioielli di design senza tempo. Rombi e cilindri si fondono dando vita a bracciali, anelli, orecchini e collane dalle forme evolute, che tra tinte forti e accostamenti cromatici alchemici strizzano l’occhio al passato, evocato dall’effetto marmoreo delle resine acriliche.
di Donatella Perrone