Ligera, un rifugio underground a Milano

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Siamo tutti d’accordo con Federico Riccardo Chendi quando dice che “Underground vuol dire in pratica ‘subculture’, il che non indica culture inferiori, semmai culture che stanno in ombra, nascoste sotto la cultura ufficiale”. Trentaseienne milanese, Federico è in effetti un mancato seguace di Vallanzasca non perché sia un criminale, anzi, ma perchè testimonia l’esistenza, insieme a Riccardo Bernini e Daniela Ambrosio, di un insaziabile e immortale mondo che trova la sua linfa nelle periferie delle grandi città, tra whisky, vino rosso, sigarette e un rispetto silenzioso, fatto di regole conosciute solo con esperienza e abitudine.

Ligera

Non è un caso che nel 2008 i tre abbiano voluto fondare, infondo a viale Padova a Milano (al numero 133 per l’esattezza, dove ormai si vedono solo fruttivendoli di emigrati aperti a qualunque ora e centri telefonici e internet per chiamare in patria), il Ligera (il nome significa “criminalità leggera” in dialetto milanese), un centro culturale certamente underground e un locale tutto sommato piccolo, ma con un grande cuore e un progetto forte: creare un punto di ritrovo che abbia un’anima, un senso, una sua radice e una sua indipendenza in una zona che è il punto più profondo della città di Milano, dove arriva chi non ha più una casa o chi deve ripartire per costruirsi una nuova vita.

Il Ligera, con la sua scarsa decina di tavolini al piano di sopra e lo spazio sotterraneo per concerti, spettacoli, mostre e presentazioni varie, è il rifugio underground che raccoglie chi è nascosto o fugge da stereotipi e da regole di moda, usi e abitudini imposte e non scelte. La serata scorre, al Ligera, davanti ad un piatto di affettati o di formaggi (esiste anche una piccola cucina e la possibilità di preparare qualche piatto perdipiù freddo), davanti ad un bicchiere di vino e conoscendo persone, perché alla fine se si arriva fino là è perché si vuole stare bene, in armonia con le particolari figure che spesso e volentieri al Ligera trovano posto. Mentre sotto suonano gruppi rock di diverse parti del mondo, sopra si fa conversazione con chiunque qui si trovi quella sera. C’è, spesso, ad esempio, Cristina, il trans che al Ligera è un habituè e che, se qualcuno ha in braccio la chitarra del locale (che chiunque può suonare), canta insieme agli altri (chiaramente la colonna sonora prevede Jannacci, Vecchioni, fino a Bennato). C’è Alessio il punk, un ragazzo sottile che indossa il chiodo sempre, qualsiasi tempo ci sia fuori, e ha regalato il suo primo al Ligera (è appeso nel locale).

Ci sono musicisti improbabili, poeti perenni e ragazze che studiano. Ci sono giornalisti e artisti, ci sono avvocati e nullafacenti. Soprattutto si va a cercare e conoscere il Ligera come luogo, che con il suo carattere deciso e aperto riesce ad accogliere chiunque con un sorriso. Per testimoniare e raccontare il mondo che ruota attorno a questo locale così particolare è nata alla fine del 2011 anche l’omonima casa editrice, “Ligera Edizioni”, che raccoglie le varie storie nate nella zona. Dopo SparaMi. Le lunghe notti di viale Padova, di Federico Riccardo Chendi, o Vicini distanti, cronache da via Idro di Fabrizio Casavola (prematuramente scomparso nel maggio 2014), come  L’ultimo bar a sinistra, realizzato con la collaborazione di Ivan Guerriero (Premio Calvino), con una media di tre pubblicazioni all’anno, Sotto Milano (12 euro) è la guida alla città di Milano, ultima pubblicazione della Ligera Edizioni e primo esperimento di questo tipo da parte di Daniela Ambrosio, Federico Riccardo Chendi, Riccardo Bernini e Ivan Guerriero, gli autori: tra arti visive, cinema, musica e teatro, si vuole raccontare una Milano culturale eppure inaspettata, profonda e ricca di significati, in una parola, “underground”.