Per rispettare la cultura altrui, bisogna amare e difendere la propria. Basterebbe applicare questo elementare assioma per scoprire, come in una cartina di tornasole, la vergognosa malafede dell’episodio del presepe negato “per rispetto” nella scuola di Bergamo.
Episodi del genere non sono una novità, ma ogni volta siamo assaliti da un vero e proprio fastidio fisico, una reazione istintiva e ancestrale, una frustrazione rabbiosa come se fossimo costretti ad assistere a una violenza verso un figlio senza poter intervenire.
Come mai? Perché questi fatti toccano le corde identitarie e profonde della società, quindi sono culturalmente rilevanti.
Altro episodio: al Teatro di Roma si celebra la cultura Rom con Musica e danza rom per la giornata internazionale dei diritti umani (una serata per “creare occasioni di conoscenza e condivisione tra la cittadinanza e la comunità Rom, per favorire il rispetto della diversità, la lotta ai pregiudizi e la promozione dei diritti umani”, sic!), e la cosa non avrebbe, ovviamente, nulla di strano se ciò fosse solo uno spettacolo.
Invece la prospettiva cambia, e di molto, se l’evento getta la maschera e si pone come la rotellina di un più complesso ingranaggio che ci vuole educare oggi per conquistarci domani, facendo leva proprio sulla nostra inconsapevole complicità. Basterebbe amare e difendere la cultura occidentale per essere immuni da questo virus, che invece dilaga perché si nutre di buonismo e di tolleranza ipocrita. E’ lo schema di persuasione subliminale tipico della sinistra, che lo alimenta incaricando sempre e solo gli stessi amici, alcuni anche di talento, per monopolizzare tutte le poltrone negli enti, nelle fondazioni, nei teatri, come appena accaduto a Genova, dove si fanno altisonanti nomi di stranieri per coprire la vera regia italiana, invariabilmente rossa. Ma quando si usa la cultura come un’arma, bisogna fare molta attenzione a maneggiarla con cura, perché l’uso improprio del suo alto potenziale la trasforma facilmente in benzina sul fuoco.
Lo scandalo romano di Mafia Capitale è una prova lampante. Gli extracomunitari servono per raccogliere montagne di soldi che non riceveranno mai, e da vittime diventano strumenti di diffusione di razzismo in una spirale perversa di violenza e di intolleranza.
Per questo il problema si ingrandisce, e quando lo scambio di favori e mazzette tra delinquenti viene visto invece come sistema, allora si colpisce al cuore la società stessa. Ecco perché le elezioni immediate sono l’unica soluzione possibile prima che l’incendio si propaghi. Ecco perché la giunta Marino deve andare a casa al più presto.