Mattia Leonardi, l’osservatore invisibile

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Dall’Azerbaijan all’Albania, dal Marocco all’Italia, itinerari di un fotografo on the road

Ci sono strade sterrate, bagni al fiume, donne con le gonne a fiori fazzoletti in testa, messe in paesi di campagna e sorrisi di bambini magrissimi, nelle foto di Mattia Leonardi, in mostra al Circolo Wood di Arona fino al 30 novembre. È come fare un viaggio lungo una strada polverosa, che attraversa Azerbaijan, Albania, Romania, Marocco e Italia.

Tutto è iniziato proprio con la passione per il viaggio: «Ho sentito la necessita di fotografare quello che vedevo. Credo fosse dovuto al fascino delle persone di culture diverse dalle mia», spiega Leonardi, che da quest’anno ha iniziato a collaborare con l’associazione Parada, fondata dal giovane clown franco-algerino Miloud Oukili, in favore dei bambini e dei ragazzi che vivono per le strade di Bucarest.
«Ho chiesto di poter fotografare una normale giornata di questi ragazzi che dormono nei canali. È stata un’esperienza forte ma molto intensa, che credo mi abbia fatto bene», ricorda il fotografo piemontese.

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Secondo Mattia Leonardi, raccontare la realtà è prima di tutto non invadere lo spazio, cercando di essere un osservatore invisibile silenzioso. L’impresa però non lo spaventa affatto, come dimostra il suo audace ultimo progetto: I’m not racist, but… che vuole raccogliere i ritratti di mille persone che per varie ragioni non vogliono più stranieri in Italia.

«Credo fortemente che non sia un luogo a raccontare la realtà ma le persone che ci vivono», conclude Leonardi. Un viaggiatore così instancabile ha un luogo del cuore? «I Balcani, sono letteralmente innamorato della cultura e delle tradizioni di questa regione. Ogni volta mi ci sono sentito un po’ più a casa».

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